Il Governo a breve interverrà per disinnescare l’applicazione delle vecchie aliquote Irpef sugli acconti 2025 che rende la busta paga 2025 più leggera.
In sostanza è questo il passaggio più importante del comunicato stampa pubblicato ieri dal Ministero dell’Economia in risposta alle criticità evidenziate dai Caf i quali hanno messo in allerta i contribuenti sul possibile pagamento di maggiori tasse (imposte in realtà) in busta paga post dichiarazione dei redditi.
Il problema deriva dal fatto che la riforma fiscale che ha ridotto le aliquote Irpef a tre scaglioni reddituali ha previsto la disapplicazione delle novità rispetto agli acconti 2025: questo perché non era ancora stata approvata la Legge di bilancio 2025 che poi ha reso strutturale la modifica.
Inoltre anche le istruzioni di compilazione del 730/2025 rimandano alle aliquote 2023 dunque alle vecchie aliquote a 4 quattro scaglioni reddituali, per il calcolo degli acconti 2025.
Da qui, il comunicato stampa del Governo con il quale viene anticipata una norma per disapplicare in sostanza le vecchie aliquote.
Le tre aliquote Irpef introdotte dalla riforma e la disapplicazione per gli acconti
Prima di entrate nello specifico delle questione della busta paga 2025 più leggera ripercorriamo la strada che ha portato alle tre aliquote Irpef.
Negli ultimi tre anni, il sistema degli scaglioni dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) in Italia ha subito significative modifiche, con l’obiettivo di semplificare la struttura fiscale e ridurre il carico tributario su determinate fasce di reddito.
Con effetti dal 2022, la Legge di Bilancio 2022 (L. n°234/2021) ha ridotto il numero di scaglioni IRPEF da cinque a quattro, mantenendo invariate le aliquote massima e minima.
La nuova suddivisione prevedeva: Fino a 15.000 euro: aliquota del 23%; Da 15.001 a 28.000 euro: aliquota del 25%; Da 28.001 a 50.000 euro: aliquota del 35%. Oltre 50.000 euro: aliquota del 43%
La riforma fiscale con il D.Lgs 216/2023 ha ulteriormente semplificato il sistema, riducendo gli scaglioni a tre e modificando le aliquote:
- Fino a 28.000 euro: aliquota del 23%;
- Da 28.001 a 50.000 euro: aliquota del 35%;
- Oltre 50.000 euro: aliquota del 43%.
Questa modifica ha comportato un alleggerimento fiscale per i redditi fino a 28.000 euro, precedentemente soggetti a un’aliquota del 25%.
L’ultima Legge di Bilancio ha confermato la struttura a tre Irpef scaglioni introdotta nel 2024, rendendola permanente. Le aliquote sono rimaste: Fino a 28.000 euro: aliquota del 23% Da 28.001 a 50.000 euro: aliquota del 35% Oltre 50.000 euro: aliquota del 43%
Questa stabilizzazione ha fornito maggiore certezza fiscale ai contribuenti e ha semplificato il calcolo delle imposte.
Le modifiche degli ultimi anni hanno reso il sistema IRPEF più snello, con benefici fiscali concentrati soprattutto sui redditi medio-bassi, contribuendo a una maggiore equità fiscale.
Buste paghe più leggere. Il Governo al lavoro per rimediare ai danni del decreto di riforma
Il suddetto decreto di riforma fiscale nel prevedere le nuove aliquote a tre scaglioni però aveva disposto che il taglio al cuneo fiscale non si applicava per la determinazione degli acconti dovuti per gli anni 2024 e 2025 per i quali si deve considerare la disciplina in vigore per l’anno 2023.
Anche le istruzioni di compilazione del 730 o meglio la circolare per la liquidazione e il controllo del dichiarativo confermano tale impostazione. Con la conseguenza che la busta paga 2025 sarà più leggera.
Da qui, alcuni CAF hanno segnalato che i lavoratori dipendenti potrebbero affrontare un maggior carico fiscale, dovendo versare l’acconto IRPEF anche in assenza di redditi aggiuntivi rispetto a quelli già soggetti a ritenuta.
Questa situazione deriverebbe dalla norma contenuta nell’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 216/2023, che riduce l’aliquota IRPEF per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro e aumenta la detrazione per i lavoratori dipendenti.
Tuttavia, come anticipato, la disposizione stabilisce che queste modifiche non si applicano per la determinazione degli acconti del 2024 e 2025. Ma si deve considerare la normativa vigente nel 2023 con le quattro aliquote Irpef per calcolare gli acconti.
La soluzione anticipata dal Governo Meloni
Da qui l’intervento del MEF con il comunicato stampa sulle aliquote Irpef con il quale viene preannunciato un intervento normativo di coordinamento per evitare un aumento del carico fiscale una volta presentata la dichiarazione dei redditi.
Il problema nasce dal fatto che le modifiche alle aliquote, agli scaglioni e alle detrazioni erano inizialmente previste per un periodo temporaneo (2024). Ma successivamente sono diventate definitive a partire dal 2025.
L’intento del legislatore era di limitare gli effetti delle modifiche solo per i contribuenti con redditi aggiuntivi (oltre a quelli già assoggettati a ritenuta). Evitando, in questo modo, impatti su lavoratori dipendenti e pensionati senza altri redditi.
Pertanto, a oggi l’acconto per il 2025 dovrà essere calcolato con le aliquote del 2023. Ma solo se la differenza tra l’imposta dell’anno 2024 e le detrazioni, i crediti d’imposta e le ritenute supera i 51,65 euro.
Il Governo, riconoscendo i dubbi interpretativi, interverrà per permettere l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per il calcolo dell’acconto. Garantendo così che non ci siano aggravi fiscali ingiustificati per i contribuenti.
Riassumendo
- Dal 2024, il sistema fiscale italiano prevede tre aliquote progressive IRPEF: 23% per redditi fino a 28.000 euro, 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro, e 43% per redditi superiori a 50.000 euro.
- La riforma riduce il numero di scaglioni rispetto al sistema precedente, semplificando il calcolo delle imposte.
- Le detrazioni per redditi da lavoro dipendente sotto i 15.000 euro aumentano da 1.880 a 1.995 euro.
- La riforma mira a favorire i redditi medio-bassi, riducendo il carico fiscale per questi contribuenti e aumentando il sostegno per i lavoratori con redditi bassi.
- L’aliquota massima del 43% rimane invariata per i redditi superiori a 50.000 euro, ma la semplificazione del sistema renderà più facile il calcolo delle imposte.