Può accadere che il proprio datore di lavoro, dietro minaccia di licenziamento, costringa i dipendenti a firmare buste paga che hanno un ammontare più alto rispetto alla retribuzione che percepiscono effettivamente i lavoratori.
Questo comportamento rientra nel reato di estorsione e il dipendente può denunciare il proprio datore di lavoro facendogli rischiare anche il carcere.
False buste paga: si configura il reato di estorsione
Per il reato di estorsione, infatti, il codice penale prevede sanzioni e a volte anche il carcere per chiunque con violenza e minacce costringe una terza persona a fare (o non fare) qualcosa per procurarsi un profitto personale.
Il datore di lavoro, in questo caso, pone il dipendente di fronte ad una scelta: o firmare la falsa busta paga o essere licenziato. Il datore di lavoro con la minaccia ottiene un guadagno per se (pagando meno di quello che la busta paga riporta) ma al tempo stesso procura un danno al dipendente cui da un salario inferiore.
Cosa può fare il lavoratore?
Il lavoratore può denunciare il datore di lavoro che lo minaccia senza rischiare di essere licenziato poichè non si può subire un licenziamento per aver esercitato un proprio diritto.
Pur avendo firmato una busta paga più bassa, inoltre, il dipendente può fare causa al proprio datore di lavoro per ottenere le differenze di salario che gli sono state sottratte con la minaccia. La causa, essendo un giudizio civile, può essere effettuata anche senza denunciare il datore di lavoro ma vanno dimostrate le differenze retributive non percepite attraverso dimostrazioni valide e testimoni.