Buste paghe più alte: aumenti anche sugli stipendi precedenti

Il decreto Aiuti-bis taglia il cuneo fiscale intervenendo sui contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti, con effetto retroattivo
2 anni fa
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taglio cuneo fiscale
Foto © Pixabay

Il taglio del cuneo fiscale permetterà ai lavoratori dipendenti di avere una busta paga più alta. Si tratta di pochi spiccioli. Tuttavia, il taglio previsto nel decreto Aiuti-bis, è solo un anticipo di quella che sarà la vera riforma dei prossimi mesi.

Il nuovo Governo sarà chiamato a ridurre il gap tra stipendio lordo e stipendio netto del lavoratore dipendente. Con un occhio anche al taglio dei costi in capo ai datori di lavoro.

A ogni modo, l’intervento provvisorio del decreto Aiuti-bis avrà effetto anche sugli stipendi di luglio.

Il taglio del cuneo fiscale nel decreto Aiuti-bis

L’art.19 del nuovo decreto Aiuti taglia il cuneo fiscale. Il taglio è messo in pratica innalzando dallo 0,8% al 2% , l’esonero ossia lo sconto sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti (in realtà le bozze del decreto in nostro possesso parlano di incremento di un punto percentuale e non di 1,2 punti percentuali). Dunque, oggetto di intervento sono i cosiddetti contributi sociali.

Più nello specifico, l’esonero contributivo di cui alla Legge di bilancio 2022 sarà incrementato di 1,2 punti percentuali e passa dallo 0,8% al 2%. Quando parliamo di esonero contributivo, facciamo riferimento alle previsioni di cui di cui al comma 121 della Legge 234/2021, Legge di bilancio 2022 che scontano dello 0,8% i contributi IVS a carico del lavoratore dipendente.

L’esonero riguarda coloro che hanno un reddito annuo non superiore a 35.000 euro.

In sintesi, il taglio del cuneo fiscale passa dallo 0,8% al 2%.

Crescono le buste paghe. Di quanto?

Il taglio del cuneo fiscale avrà effetti anche sulle buste paghe precedenti.

Questo quanto prevede il decreto aiuti-bis:

Per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima o i relativi ratei erogati nei predetti periodi di paga, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di cui all’articolo 15 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n.

234, è incrementato di un punto percentuale. Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al primo periodo, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

In sostanza però, gli stipendi aumenteranno di pochi spiccioli. Infatti, per i redditi tra 20.000 e 35.000 (soglia massima per ottenere il taglio del cuneo fiscale) lo sconto andrà da circa 20 euro mensili a circa 55 euro per i redditi più alti.

Come detto in premessa però, il taglio previsto nel decreto Aiuti-bis, è solo un anticipo di quella che sarà la vera riforma dei prossimi mesi. Il prossimo Governo è chiamato a ridurre il gap tra stipendio lordo e stipendio netto del lavoratore dipendente. Con un occhio anche al taglio dei costi in capo ai datori di lavoro.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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