Cacao mai così caro dal 1977 tra piogge intense e inflazione in Africa. E noi italiani quanto ne consumiamo?

Il prezzo del cacao sui mercati internazionali è esploso ai massimi dal 1977. L'industria manifatturiera inizia ad aggiornare i listini al rialzo.
12 mesi fa
2 minuti di lettura
Il prezzo del cacao è salito ai massimi da 46 anni
Il prezzo del cacao è salito ai massimi da 44 anni © Licenza Creative Commons

Con l’arrivo del Natale i consumi di dolci inevitabilmente s’impennano. E quest’anno le scatole di cioccolatini che troveremo sotto l’albero avranno un retrogusto leggermente amaro: il prezzo del cacao non era stato così caro come adesso sin dal lontano 1977. Ieri, le quotazioni sui mercati internazionali hanno sfiorato i 4.460 dollari per tonnellata. Un anno fa, si attestavano a 2.500 dollari. L’aumento tendenziale è stato prossimo all’80%. E l’industria manifatturiera inizia ad aggiornare i listini dei prezzi, quando nell’ultimo biennio li ha già aumentati del 13% in Europa.

Cause calo offerta di cacao

Per capire le ragioni di questo boom dobbiamo andare nell’Africa occidentale. Tra Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria e Camerun si raccoglie il 70% di tutto il cacao prodotto nel mondo. E quest’anno l’area è stata colpita da precipitazioni imponenti, le maggiori di questo secolo, superando anche quelle abbondanti del 2010 e del 2014.

La pianta del cacao ha sì bisogno di piogge abbondanti, ma alternate a periodi asciutti e di sole. E questa seconda parte è mancata. A causa di questo fattore climatico, un decimo dei raccolti è andato devastato. Tra l’altro, l’eccessiva umidità ha fatto diffondere un fungo letale, noto come “baccello nero”. Il resto lo ha fatto l’inflazione. Poiché i prezzi al consumo sono aumentati drasticamente anche per i cittadini africani, il potere di acquisto si è ridotto e ha impedito ai contadini di acquistare a sufficienza fertilizzanti e pesticidi. Risultato: crollo dell’offerta di cacao.

Consumi di cioccolato in Europa

L’aumento dei prezzi ad oggi non è stata accompagnata da una contrazione dei consumi. Ciò tiene alte le quotazioni internazionali, anche se qualche scricchiolio sul fronte della domanda s’intravede. E sapete dove? Nell’opulenta Svizzera, che risulta essere anche il paese con i più alti consumi pro-capite di cioccolato nel mondo con 11 kg all’anno.

La media mondiale è di appena 1 kg a testa per consumi complessivi stimati in 8,3 milioni di tonnellate nel 2022.

Il mercato europeo del cacao valeva lo scorso anno 47 miliardi di dollari, qualcosa come circa 42,5 miliardi di euro al tasso di cambio attuale. La Germania guida la classifica in valore assoluto, dati i suoi consumi pro-capite intorno ai 9 kg annuali. Le sue esportazioni sono state per 5,7 miliardi di dollari. E l’Italia? Siamo maestri nella pasticceria, ma molto meno ghiotti di cioccolato di quanto pensiamo. L’anno scorso, ci siamo limitati a mangiarne appena 1,8 kg a testa, meno del doppio della media mondiale e per un valore complessivo di 6,11 miliardi di euro.

Europa dipendente da Africa occidentale

L’Africa occidentale rifornisce l’Europa dell’85% di tutto il cacao che consuma. E l’Europa occidentale da sola consuma il 35% della quantità globale, sebbene ad occhio e croce non arrivi al 4% della popolazione mondiale. Dunque, quello che accade in questa parte del continente nero ci riguarda molto da vicino. Anche perché il cacao è una fonte di sostentamento per milioni di persone. Una crisi del settore acuisce le condizioni economiche dei paesi coinvolti e alimenta gli sbarchi clandestini sulle coste italiane.

Il raccolto di cacao nel Ghana è atteso ai minimi da 13 anni, a circa 683 mila tonnellate dalle 850 mila attese. In Costa d’Avorio dall’1 ottobre al 27 novembre scorso è sceso del 32,2% su base annua a 479.449 tonnellate. Insomma, se l’aumento dei prezzi non dissuaderà i consumatori europei e nordamericani dal comprare cioccolatini, la penuria di cacao rischia di materializzarsi sugli scaffali dei supermercati.

[email protected] 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bond in dollari di Istanbul
Articolo precedente

Bond di Istanbul in dollari e con cedola del 10,50%

imposta bollo 2 euro. guida
Articolo seguente

Imposta di bollo da 2 Euro: guida e implicazioni fiscali