Il BTp a 10 anni offre stamattina lo 0,70%, ai minimi da inizio aprile. Com’era prevedibile, sui mercati obbligazionari internazionali sembra essere ripartita la caccia al rendimento. E ciò starebbe premiando i titoli di stato italiani. Nei giorni scorsi, gli USA hanno diramato dati in ulteriore crescita per l’inflazione americana a giugno: 5,4%, mai così alta dal 2008. A fronte di ciò, i rendimenti sovrani negli States stanno continuando a scendere. Stamattina, il decennale offre l’1,27%.
Peraltro, sul segmento corporate sta accadendo qualcosa di ancora più clamoroso: i rendimenti delle obbligazioni “high yield” o “spazzatura” mediamente sono scesi ben al di sotto dell’inflazione.
Caccia al rendimento a tempo
Certo, investire in BTp significa assumersi un rischio teorico ben maggiore che inserire in portafoglio Treasuries. Ma con la BCE ad offrire copertura ai governi con un’opera di monetizzazione dei debiti non dissimile da quella attuata dalla Federal Reserve, si può chiudere più di un occhio. Del resto, se già oggi i bond “spazzatura” americani offrono rendimenti reali sottozero, perché non rischiare con i più sicuri titoli di stato italiani?
La caccia al rendimento dovrebbe premiare particolarmente il tratto lungo della curva italiana, con il BTp a 50 anni a offrire oltre il 2,10%, circa 80 punti base in più del tasso d’inflazione domestico. L’unico problema è rappresentato dall’elevata volatilità storica di queste scadenze, seppure in forte calo negli ultimi mesi. Semmai, bisogna chiedersi cosa spinga il mercato a pretendere rendimenti nominali calanti negli USA, a fronte di un’inflazione sempre più alta.