Niente sfratto, per ora. Il Caffè Greco resterà certamente aperto almeno fino all’8 gennaio prossimo, giorno in cui l’ufficiale giudiziario potrebbe tornare per mettere i sigilli a uno dei locali storici della Capitale, il primo ad avere servito il caffè a Roma, in Via Condotti, ben 260 anni fa. Flavia Iozzi, che da 20 anni è titolare del marchio Antico Caffè Greco, di cui il marito Carlo Pellegrini è amministratore delegato, può cantare vittoria per adesso. A suo fianco si sono radunati decine di comuni cittadini, ma anche personalità note come Vittorio Sgarbi e sigle come Confartiginato e CGIL, quest’ultima preoccupata per il destino dei 36 lavoratori dipendenti.
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La proprietà, l’Ospedale Israelitico di Roma, ha chiesto un canone d’affitto mensile di 150.000 euro, molti di più dei 17.000 euro pagati ancora dai titolari sulla base di un contratto scaduto ormai da due anni. Analisi di mercato indicherebbero che effettivamente la locazione annuale sarebbe da stimare in 1,5-2 milioni di euro all’anno e la stessa proprietà ha dichiarato di avere ricevuto già 5 offerte internazionali. Una di cui si vocifera sarebbe di Moncler e per la bellezza di 2,8 milioni, qualcosa come circa 235.000 al mese.
Perché questa mobilitazione a favore del Caffè Greco? In questo storico locale, aperto dal 1760, sono passati artisti come Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, forse anche Giacomo Casanova e Buffalo Bill. Ed è arredato con 400 quadri di rilevante valore storico-artistico, tanto che ad esprimere preoccupazione per la chiusura è stata niente di meno che l’Ambasciata della Polonia, secondo cui vanno difesi “valori universali che non possono essere calpestati da ragioni economiche”. Dal canto suo, l’Ospedale Israelitico sottolinea come i proventi dei canoni di locazione siano sempre stati reinvestiti a favore dei malati, come a segnalare che l’aumento richiesto andrebbe a beneficio dell’assistenza sanitaria erogata.
Il “giallo” dell’assegno
Il cavillo legale a cui i titolari si sono appigliati e grazie al quale hanno almeno ottenuto il rinvio dello sfratto è legato all’attesa della sentenza del Tar, attesa per il 14 novembre, con cui il giudice amministrativo deciderà sulla sospensione dell’ordinanza. Iozzi sostiene che la proprietà non le avrebbe versato i 18 canoni mensili dovuti per la perdita dell’avviamento sulla base delle norme sulla locazione dei locali ad uso commerciale e per il caso di mancato rinnovo. L’Ospedale Israelitico, viceversa, dichiara di avere versato 306.000 euro sei mesi fa e di essere in possesso di copia dell’assegno spedito e della matrice. Se fosse dimostrato che esso sia stato incassato, le probabilità che lo sfratto venga eseguito a gennaio salirebbero repentinamente, perché a quel punto i titolari del marchio avrebbero segnalato di accettare di andarsene.
Caffè Greco fu fondato da un tale Nicola della Maddalena e prende il nome dal fatto che egli fosse levantino. E’ evidente il valore storico, artistico e culturale che esso ha per la storia di Roma, tant’è che Moncler potrebbe essere costretta al passo indietro se, come già avrebbe fiutato, il locale non potrà essere destinato a finalità diverse da quelle attuali. A quel punto, l’idea di aprirvi uno store non si concretizzerebbe. E, soprattutto, siamo sicuri che iniziative imprenditoriali alternative sarebbero gradite dalla clientela, ovvero non finiscano per tradursi in un boomerang sul piano del marketing?
Di certo c’è che la proprietà non possa passare per il cattivo di turno, quando ad oggi si è accontentata di un affitto mensile di circa 10 volte più basso rispetto al suo valore di mercato. Si consideri che il fatturato annuo di Caffè Greco si aggira sui 3 milioni, sebbene probabilmente risulterebbe insufficiente a coprire le spese, una volta che l’affitto fosse alzato ai livelli richiesti.