La sfida scudetto Juventus-Inter ad oggi resta fissata per il 13 maggio, dopo che la Lega di Serie A ha deciso di rinviarla, insieme ad altre quattro gare di campionato (Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e Udinese-Fiorentina), a seguito delle restrizioni imposte dal governo per l’emergenza Coronavirus. Al fine di evitare che le partite vengano disputate a porte chiuse, facendo perdere incassi alle società e appeal al calcio italiano, il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, ha optato per il rinvio. Prima giornata disponibile, calendario alla mano, proprio verso la metà di maggio.
Azioni Juventus crollate in borsa
Tra Juve e Inter sono volati gli stracci. Il club nerazzurro parla di campionato “falsato”, termine utilizzato anche dall’allenatore del Napoli, Rino Gattuso, che lamenta come una cosa sarebbe giocare una partita a fine febbraio, un’altra a maggio, quando le condizioni delle squadre potrebbero risultare del tutto differenti, mutando il destino dei risultati. Dal Pino ha replicato stizzito all’ad dell’Inter, Beppe Marotta, sostenendo di avergli proposto di giocare lunedì (ieri, ndr) la partita saltata contro la Juventus e di essersi sentito respingere l’offerta.
Bisogna ammettere che la gestione del calendario sembra fatta con i piedi. Anzitutto, perché la gara Juve-Inter sarebbe andata bene ieri e “a porte aperte” (senza i tifosi lombardi) e non il giorno prima? Il Coronavirus sarebbe stato per caso debellato di notte? La pessima gestione dell’emergenza ha rinvigorito lo scontro già di per sé sempre duro tra i due club, con quello nerazzurro a lamentare un presunto trattamento di favore per i bianconeri, ai quali verrebbe così offerta semplicemente l’occasione per riposare qualche giorno in più dopo la trasferta infrasettimanale a Lione per gli ottavi di Champions League.
Calendario Serie A da incubo a maggio
Altra benzina sul fuoco: la semifinale di Coppa Italia Juve-Milan si giocherà dopodomani e a porte aperte, seppure non a tutti.
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A maggio, l’Inter dovrebbe giocare in appena 24 giorni ben 9 partite, sempre che arrivasse fino in fondo in Europa League. E la Juve stessa, se arrivasse in finale di Champions, dovrebbe scendere in campo fino a 8 volte in 27 giorni. Troppi per garantire un campionato regolare. D’altra parte, giocare a porte chiuse imporrebbe ad Andrea Agnelli perdite milionarie. L’ultima sfida casalinga contro l’Inter ha fruttato 3 milioni 163 mila euro ai botteghini e quest’anno c’è da scommettere che le entrate sarebbero persino maggiori, dato l’appassionante scontro scudetto in corso. A Milano, nell’ottobre scorso, l’Inter incassò 6,5 milioni alla gara di andata, record italiano di sempre. Ma il San Siro può ospitare fino a 80.000 tifosi, l’Allianz Stadium poco più di 41.000.
Fatto sta che il campionato italiano è ufficialmente nel caos. La classifica di Serie A non rispecchia più la forza delle singole squadre, visto che alcune risultano avere giocato già 26 partite, come la Lazio temporaneamente in testa con 62 punti, mentre altre come l’Inter solo 24. La gestione caotica dell’emergenza ha fatto saltare i nervi a un campionato, dove i problemi non mancavano da prima. I tifosi negli stadi sono in crescita dallo scorso anno, ma gli ascolti delle pay tv sono scesi e così drammaticamente anche gli incassi per Sky, che detiene i diritti della gran parte delle gare di campionato.
Caos diritti TV
I diritti televisivi della Serie A non crescono, a differenza di quanto avvenga nel resto d’Europa. La strategia commerciale sinora messa in atto dalla Lega non funziona e alla prossima asta per il triennio successivo, si rischia che le grandi squadre vadano per conto loro, a partire dalla Juventus, per capitalizzare al massimo le entrate da questo importante canale. Nel timore di ciò, la Lega non può indisporre più di tanto il club bianconero, ma è finita per mettersi contro gli altri grandi club, accentuando la sensazione di debolezza dei manager, che adesso si ritrovano potenzialmente nel mirino anche della FIGC, quest’ultima intenta a tutelare gli interessi della Nazionale di calcio.
Prima dell’inizio del campionato in corso, la Federazione propose alla Lega di anticipare la partenza alla metà di agosto, ma l’offerta venne respinta, con la conseguenza che un imprevisto come quello di queste settimane adesso rischia di diventare di difficile gestione, non essendovi finestre temporali ragionevoli disponibili per recuperare le gare rinviate, se non al costo di far scendere le squadre in campo ogni 3-4 giorni. Il Coronavirus sta mettendo a nudo la scarsa governance del nostro calcio, con una Lega che solamente due anni fa pasticciò vistosamente sui diritti TV, cercando di risolvere il problema delle aste fallite con lo “spacchettamento” delle 380 partite annuali di Serie A per prodotto, rivelatosi indigesto ai tifosi e creando confusione in fase di abbonamento, con contraccolpi negativi per il fatturato.
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