Il calcio italiano perde i pezzi migliori e i diritti TV vanno di male in peggio

Fuga dalla Serie A e di male in peggio l'asta per i diritti TV. Il calcio italiano rischia l'irrilevanza dopo l'illusione della rinascita.
1 anno fa
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Calcio italiano in crisi profonda, diritti TV malissimo

Il fischio di inizio per il prossimo campionato di Serie A sarà il 19 agosto alle ore 18.30 per Frosinone-Napoli ed Empoli-Verona. Il rischio per il calcio italiano è che i tifosi passeranno più tempo a sbadigliare, anziché a seguire le partite. Perché la stagione che inizierà tra poco più di un mese di annuncia molto più povera di grandi campioni. Sandro Tonali ha lasciato il Milan per il Newcastle, André Onana passerebbe dall’Inter al Manchester United, Marcelo Brozovic è andato all’Al-Nassr, anche Paul Pogba lascerebbe la Juventus per andare in Arabia Saudita, mentre lo ha già fatto l’ex Lazio Sergey Milinkovic-Savic per l’Al-Hilal, stessa squadra in cui giocherà l’ex Napoli Kalidou Koulibaly.

E la lista rischia di allungarsi. Solo restando tra i campioni d’Italia, anche Piotr Zielinski e Hirving Lozano potrebbero espatriarsi verso il campionato saudita. E in queste ore circola il nome di Ciro Immobile, per cui i sauditi avrebbero offerto una lauta somma alla Lazio.

Per quale ragione un tifoso non accanito dovrebbe abbonarsi alla Serie A? Se lo saranno chiesti gli stessi operatori, che hanno presentato all’asta dei diritti TV di giugno offerte dimezzate rispetto agli 1,15 miliardi di euro minimi pretesi dalla Lega. A quel punto, come da bando si è passati alle trattative private con Sky, Dazn e Mediaset. Risultato? I club speravano di ottenere almeno 900-950 milioni, che erano già 2-250 milioni in meno delle pretese iniziali. Sommate, le offerte sono risultate ancora una volta decisamente inferiori. A questo punto, il nuovo termine per trovare un accordo resta fissato per il 2 agosto.

Se entro quella data non ci sarà intesa, la Serie A potrebbe passare dalle parole ai fatti sul famoso (e fumoso) canale di Lega. Si aprirebbero le sei buste degli altrettanti operatori interessati. Una rivoluzione per il calcio italiano a partire dalla stagione 2024/2025.

Il format per le trasmissioni sarebbe unico e diffuso su tutte le piattaforme dalla Lega. Gli operatori pagherebbero un “affitto” per poter accedere ai contenuti e venderli ai propri clienti. Insomma, a mali estremi, estremi rimedi. Il problema è che come la si gira, i soldi che entrano non solo non tendono ad aumentare, ma starebbero calando. Per il triennio in corso, i diritti TV sono di 927,5 milioni di euro a stagione. Evidentemente, le società dei media hanno ritenuto che sia stata una cifra alta rispetto ai ricavi.

Calcio italiano più povero di risorse e giocatori

Certo, il Covid ha colpito duramente il business e ciò si è riflesso nelle minori capacità di spesa per investimenti dei club europei. Resta il fatto che nessun altro grande campionato abbia i nostri stessi problemi. E’ il calcio italiano il malato d’Europa. La fuga di queste settimane dei suoi giocatori più preziosi la dice lunga sulla considerazione che riscuote tra gli addetti ai lavori. Avevamo sperato in una ripresa quando in primavera eravamo finiti in finale sia in Champions, in Europa e in Conference League. Siamo tornati a casa con “zeru tituli”. E abbiamo mancato la qualificazione ai mondiali nelle ultime due edizioni, cosa mai accaduta prima.

Come un gatto che si morde la coda, meno il calcio italiano ottiene risultati importanti e minori le entrate con cui cercare di ottenerli in futuro. Per cercare di rendere il prodotto quanto più appetibile possibile, all’asta per i diritti di Serie A la Lega aveva proposto otto pacchetti e allungato fino a cinque anni la durata del contratto. Compare anche l’idea di trasmettere in chiaro (gratis per il pubblico) alcune partite. L’ipotesi di cui si discute riguarda la gara del sabato sera. Mediaset risulta essere l’unica interessata, ma non è disposta a svenarsi.

Rimpiazzare trasmissioni di successo con esiti positivi grosso modo certi con partite dall’appeal dubbio per il pubblico dei tifosi e al tempo stesso costosissime, è un rischio.

L’assenza di un “salary cap” europeo colpisce particolarmente un campionato sempre più debole come il nostro. Adesso ci si mettono gli sceicchi a fare concorrenza investendo cifre spettacolari sul loro campionato. Se un anno fa quasi ci sembrò un’assurdità che Cristiano Ronaldo andasse a giocare in Arabia Saudita, oggi iniziamo a capire molto meglio cosa si stia muovendo dietro. Poiché non tutti i mali vengono per nuocere, possibile anche che queste iniziative finiscano per far tremare il calcio europeo, con i principali club che invocheranno iniziative della UEFA per mettere un freno ai costi ed evitare di perdere pezzi a favore di altri continenti. E’ solo una speranza, perché in questo momento per il calcio italiano risulta davvero difficile vedere roseo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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