Le società di scommesse sportive potrebbero essere bandite dalla Premier League. Se il Partito Laburista andrà al governo, spiega il vice-segretario Tom Watson, vieterà loro la possibilità di fare da sponsor per le squadre di calcio. La ragione di questa crociata a sinistra sta nella constatazione che il fenomeno delle ludopatie infliggerebbe sofferenze e stress finanziari a migliaia di famiglie britanniche, per cui “serve proteggere i nostri figli”, sostiene il deputato. Difficile che la sua proposta venga accolta dalla maggioranza conservatrice, anche perché gli interessi in gioco sarebbero tanti.
Quest’anno, 9 su 20 squadre in Premier League hanno sulla maglia come sponsor il logo di una società di scommesse sportive, tra cui Newcastle e Westham, per un giro di affari complessivo di 47,3 milioni di sterline per la stagione da poco iniziata. Rispetto allo scorso anno, però, scendono di uno i club ad avere come sponsor le società di betting, le quali hanno mostrato un’elevata capacità di attecchire in un ambiente, dal quale venivano escluse fino al 2002-2003, anno in cui per la prima volta fu il Fulham a portare come logo quello di una società di scommette sportive, la Betfair per la precisione.
In tutto, considerando anche la seconda e la terza serie, le squadre di calcio inglesi che si affidano a questo tipo di sponsor sono ben 25. Sono poche, tuttavia, le società di scommesse sportive ad essere realmente interessate al mercato britannico. Solo Bet365 e Betway avrebbero quote rilevanti in esso, mentre le altre appaiono più allettate dalla pubblicità fuori dai confini nazionali, ovvero sfrutterebbero l’enorme popolarità della Premier League per sbarcare sui mercati esteri, specie in Asia, dove i margini di crescita sono maggiori. (Leggi anche: Calciomercato: acquisti serie A secondi dopo Premier League, ma durata eccessiva)
Scarsa incidenza sul fatturato totale della Premier League
Per quanto le cifre in gioco possano apparire rilevanti, non ne va nemmeno esagerata la portata.
Eppure, la loro presenza nelle immagini televisive trasmesse prima, durante e dopo le partite è altissima. Secondo una ricerca dell’Università di Londra, che ha analizzato tre match, si va da un minimo del 68% a un massimo dell’89% del tempo, cioè i telespettatori vedrebbero per almeno i due terzi e fino a quasi l’intero match il logo di una qualche società di scommesse. E anche guardando una partita sulla rete pubblica BBC non si sfuggirebbe a tali immagini, persino dopo che l’incontro è finito, perché le interviste vengono realizzate spesso ad allenatori e calciatori davanti a tabelloni pubblicitari, così come gli “highlights” riprendono quasi sempre in primo piano le maglie dei giocatori con tanto di sponsor. (Leggi anche: Sponsor serie A, quanto pagano alle squadre i marchi sulle maglie dei calciatori?)