Bisogna tornare indietro di un anno per trovare un prezzo del petrolio basso quanto quello vigente sui mercati internazionali nelle ultime sedute. Il Brent è sceso sotto 80 dollari, toccando minimi sotto quota 76 dollari. Per i consumatori, non esclusivamente automobilisti, si tratta senz’altro di una buona notizia. Peccato che a risalire nelle ultime settimane sia il gas, che alla borsa olandese ieri viaggiava sopra 136 euro per Mega-wattora. Ad ogni modo, dopo che il governo ha deciso di ridurre il taglio delle accise a partire da dicembre, i rincari sono stati fortunatamente contenuti e di gran lunga inferiori al minore sconto.
Dai -30,5 centesimi al litro decisi nella primavera scorsa per contrastare il caro carburante siamo scesi a -18,3 centesimi. Il governo Meloni ha approfittato del calo del petrolio per risparmiare quattrini, magari da utilizzare nel caso di futuri rialzi del greggio. Ma il minore taglio delle accise è stato accompagnato ultimamente anche dalla risalita del cambio euro-dollaro sopra 1,05.
All’apice delle quotazioni toccato a inizio giugno, il petrolio arrivò a costare più di 120 dollari al barile (Brent). Allora, il cambio euro-dollaro risultava in area 1,07. Pertanto, il costo equivaleva a circa 113 euro, qualcosa come 71 centesimi al litro. Oggi, con un Brent a 77 dollari e un cambio sopra 1,05, il costo è pari a 73 euro, circa 46 centesimi al litro. Casualmente, la differenza esatta rispetto ai massimi dell’anno risulta essere di 30,5 centesimi, IVA compresa.
Taglio delle accise verso l’eliminazione totale?
In termini pratici, lo “sgonfiamento” del petrolio ai minimi da un anno e il parziale recupero dell’euro corrispondono all’entità iniziale del taglio delle accise. All’inizio di questa settimana, secondo il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, un litro di benzina si attestava in media a 1,6894 euro e un litro di diesel a 1,7647 euro. Pur tenendo conto del residuo sconto di cui ancora gode il carburante, in ogni caso il prezzo alla pompa resterebbe ben sotto i 2 euro al litro.
Perché il petrolio scende? Le previsioni sulla domanda non sono positive. La crisi provocata proprio dall’alto costo dell’energia rischia di mandare in recessione l’Europa. Non hanno aiutato neppure le politiche del “Covid zero” in Cina di questi mesi. Numerosi lockdown rigidi imposti dalle autorità hanno ridotto consumi e produzione presso la seconda economia mondiale. C’è da dire, però, che le annunciate riaperture dovrebbero sostenere la crescita già dalle prossime settimane.
Il taglio delle accise sarebbe azzerato dal governo nei prossimi mesi, quando verosimilmente il petrolio si stabilizzerà sopra i 70 dollari e il cambio euro-dollaro continuerà ad apprezzarsi. Ricordiamo che questi esordiva il 2022 sopra 1,13. Del resto, era stato varato a tempo, addirittura per poche settimane. Nessuno inizialmente pensava che sarebbe durato così tanto.