Buone notizie dagli USA e non ci riferiamo questa volta alla sospensione dei dazi decisa dall’amministrazione Trump. Nel mese di marzo l’inflazione è risultata in calo al 2,4% annuale dal 2,8% di febbraio e sotto le stime. Su base mensile i prezzi al consumo sono scesi dello 0,1% dal +0,2% del mese precedente. Il dato “core”, al netto di generi alimentari ed energia, è sceso al 2,8% e ai minimi da marzo 2021. Numeri che prospettano un taglio dei tassi di interesse dopo la pausa che la Federal Reserve si è presa dall’inizio di quest’anno. Il mercato non scommette più, però, sulla riunione di maggio e sposta la previsione per giugno.
In ogni caso, sconta 4 tagli dello 0,25% ciascuno entro l’anno.
Brusca risalita del rendimento tedesco
Il cambio euro-dollaro è risalito a 1,11 tra sospensione dei dazi e calo dell’inflazione americana. Questo è stato uno degli effetti d’impatto sui mercati. Un altro riguarda i rendimenti a breve termine. Ieri, sono risaliti sia negli USA che in Europa. Tuttavia, non fatevi traviare. Si è trattato di un movimento legato alla maggiore propensione al rischio degli investitori, che sono tornati a comprare azioni dopo essersi buttati per giorni sui più rassicuranti bond.
Guardando al tratto corto della curva dei tassi in Germania, notiamo che tra mercoledì pomeriggio e ieri si è registrato un grosso balzo. Il rendimento a 2 anni è salito da 1,68% a 1,85%. Nel frattempo, il BTp a 2 anni si è mantenuto grosso modo stabile, portandosi al 2,18%. Lo spread è crollato da 45 a 33 punti base. Resta il fatto che prima del caos dazi, il Bund biennale offriva più del 2%. Questo significa che il mercato ritiene che la politica commerciale americana porterà a un rallentamento dell’economia mondiale senza per il momento temere per un aumento dell’inflazione europea.
Calo inflazione sostegno ai bond corti
I tassi in aprile dovrebbero quasi certamente continuare a scendere nell’Eurozona. La Banca Centrale Europea (BCE) li porterebbe così al 2,25% sui depositi bancari dal 2,50% attuale. Per fine anno scenderebbero altre 2 volte sempre dello 0,25% ciascuna fino al 2%. Questo è quello che prevede il mercato, secondo cui la divergenza monetaria USA-Eurozona scenderebbe dai 200 punti base attuali a 150. Ciò lascia intravedere sostegno ai prezzi dei bond europei e americani a breve termine, mentre la questione rimane aperta per il tratto a lungo termine. Servirebbe un calo dell’inflazione americana ed europea prolungato per trasmettere i rialzi anche ad esso.
giuseppe.timpone@investireoggi.it