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Lavoro a tempo determinato e indeterminato a confronto: che cosa valutare
Lasciare il lavoro a tempo indeterminato per un contratto a termine (o ancora di più per aprire un’attività in proprio a partita IVA) può apparire come un salto nel vuoto e spaventare.
Chiariamo subito che non esiste una risposta univoca valida per tutti così come non c’è modo di stabilire con assoluta certezza che cosa conviene fare, se accettare il nuovo lavoro oppure no. Resta sempre un minimo di aspetto aleatorio nella scelta (personale). Da dove iniziare le proprie considerazioni in merito quindi? Essenzialmente bisognerebbe partire dalle priorità personali.
Immaginiamo che lo stipendio sia pressoché lo stesso (o che comunque la differenza non sia tale da far pendere l’ago della bilancia verso il vecchio o il nuovo lavoro in modo drastico). Quali altri variabili potrebbero incidere nella scelta?
Quando può convenire accettare un lavoro a tempo determinato?
Come abbiamo accennato sopra non esiste una regola precisa che può dirci se conviene accettare un lavoro a tempo determinato al posto di un contratto indeterminato. Dipende, ripetiamo, dalle proprie priorità e dalla fase della vita in cui ci si trova. Di seguito alcune domande che potrebbero aiutare a ponderare una scelta consapevole dei pro e dei contro del cambiare lavoro.
- Hai già casa di proprietà?
Che c’entra con il lavoro? Se devi comprare, probabilmente, dovrai chiedere un mutuo. Le banche quasi sempre richiedono come requisito la presentazione di almeno tre buste paga per contratti a tempo indeterminato.
- Quanto conta per te la carriera?
A parità di stipendio, a volte, a far propendere nel cambio di lavoro (anche se il passaggio a livello contrattuale non conviene) è lo stimolo alla crescita personale. Restare nella stessa azienda a svolgere mansioni ripetitive ma con contratto a tempo indeterminato o lanciarsi in stimoli nuovi in un’ottica di crescita professionale?
- Quanti anni hai?
Non che l’età debba essere necessariamente una discriminante tuttavia è evidente che fino a 35 anni si avrà più entusiasmo nel cambiamento e più coraggio nel cambiare e rimettersi in gioco. Oggi peraltro, soprattutto i giovani, tendono a svincolarsi dal concetto di “posto fisso” … che poi “fisso” spesso non è (soprattutto se consideriamo il comparto privato). Guardati intorno nella tua cerchia di conoscenze: quante persone che erano assunte a tutele crescenti oggi sono senza lavoro o in cassa integrazione?
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