Perdita secca dello 0,50% per il cambio dell’euro contro il dollaro nel corso della seduta odierna. Il cross scende a 1,085, allontanandosi dai massimi degli ultimi 5 mesi toccati questo martedì a 1,095. Il bilancio di marzo resta decisamente positivo, se si pensa che a fine febbraio stavamo a 1,037. Una risalita drastica e inattesa sull’annunciato riarmo europeo, sostenuto vigorosamente dalla Germania con un piano a debito di 1.000 miliardi di euro in 10 anni, investimenti infrastrutturali compresi.
Svolta a marzo con annuncio su riarmo europeo
L’apprezzamento del cambio dell’euro ha avuto a che fare in queste settimane con la prospettiva di una maggiore crescita per l’economia nell’Eurozona.
Grazie agli stimoli fiscali, il mercato sconta la necessità di minori tagli dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). E questo sostiene la moneta unica, che solamente all’inizio dell’anno si pensava scendesse sotto la parità contro il biglietto verde.
BCE meno preoccupata per inflazione Eurozona
L’aumento dei rendimenti europei ha attirato capitali dall’estero, rinvigorendo il cambio dell’euro. Ma oggi il trend è negativo. Il governatore della BCE, Christine Lagarde, ha messo in guardia dai rischi per la crescita derivanti da un’eventuale “guerra dei dazi”. Allo stesso tempo, però, ha cercato di stemperare i timori circa l’impatto che avrebbe sull’inflazione nell’area. E ha aggiunto per questo che non esiste alcun “percorso predeterminato sui tassi”. Il mercato ne ha tratto la seguente conclusione: Francoforte non sembrerebbe così spaventata dall’instabilità dei prezzi, quanto più dalla fragilità dell’economia.
Ieri, l’Eurostat ha rivisto al ribasso l’inflazione nell’Eurozona a febbraio al 2,3%. La lettura preliminare era del 2,4%, in lieve calo dal 2,5% di gennaio. Un altro tassello che andrebbe nella direzione di procrastinare il taglio dei tassi. Per aprile non esistono certezze, tuttavia. Le previsioni del mercato sono per una pausa, anziché per un settimo taglio dello 0,25%. Tutto è ancora possibile, specie se l’inflazione anche a marzo nell’area segnalasse una discesa. Tra l’altro, l’ottimismo per l’impatto del riarmo sulla crescita appare prematuro.
Gli 800 miliardi di euro in 4 anni ipotizzati dalla Commissione potrebbero risultare sovrastimati se gli stati nazionali decidessero di non allargare i cordoni della borsa per non addossarsi un aumento dei costi di emissione.
Cambio euro debole oggi su scetticismo investitori
L’Italia è tra coloro che meno appaiono propensi a ricorrere all’indebitamento per finanziare l’aumento della spesa militare. Resta da capire la reale capacità di spesa della Germania in tempi rapidi. In buona sostanza, oggi il cambio dell’euro arretra sullo scetticismo tra gli investitori per la svolta annunciata da Bruxelles e che prima di tradursi in atti concreti potrebbe richiedere parecchio tempo. Intanto, resterebbe in capo alla BCE il sostegno all’economia, a patto che l’inflazione lo consentisse. Lo stesso boom dei rendimenti sovrani segnala quanto scarsi saranno i margini di intervento dei governi con rispettivi piani in deficit.
Ciliegina sulla torta: ieri la Federal Reserve ha rivisto al rialzo l’inflazione e al ribasso la crescita del Pil negli Stati Uniti. Sarà più arduo per Jerome Powell tagliare i tassi americani.