Da settimane il cambio euro-dollaro oscilla attorno a 1,14, ma resterebbe di gran lunga sottovalutato. Stando al Big Mac Index, dovrebbe attestarsi a 1,30. L’indice informalmente monitorato dal mercato evidenzia i tassi di cambio “fair” tra coppie valutarie. Esso nasce da un confronto iniziato nel 1986 dal quotidiano The Economist relativo al prezzo del Big Mac, il panino inserito nel menu di McDonald’s e servito sostanzialmente uguale in tutti i ristoranti della catena nel mondo.
A gennaio, un Big Mac costava nell’Eurozona mediamente 4,42 euro, negli USA 5,81 dollari.
In due anni, i prezzi nell’Eurozona risultano essere cresciuti del 7,2%, negli USA del 2,5%. Dunque, l’inflazione americana sarebbe stata del 3,7% inferiore nel biennio. Allo stesso tempo, il cambio euro-dollaro di equilibrio è sceso del 5%, vale a dire da 1,37 a 1,30. Sappiamo che gli indici dei prezzi ufficiali raccontano un’altra storia, ovvero che l’inflazione americana stia correndo nettamente più veloce di quella europea: 7,5% contro 5,1% a gennaio 2022.
Cambio euro-dollaro molto debole, franco svizzero troppo forte
In generale, comunque, tra le decine di valute monitorate emerge che il dollaro sia sopravvalutato contro tutte, tranne due: il franco svizzero e la corona norvegese. Occupiamoci del primo. Il Big Mac Index ci dice che un panino costi mediamente 6,50 franchi in Svizzera contro i nostri 4,42 euro. Il cambio di equilibrio sarebbe di 1,47.
Ora, trarre conclusioni raffinate da questo indice sarebbe ingenuo. Tuttavia, esso delinea le tendenze sui mercati valutari. Non necessariamente i tassi di cambio si muoveranno nella direzione segnalata dal Big Mac Index. Ad esempio, il cambio euro-dollaro è stato molto sopravvalutato prima del 2015, anno in cui l’allora governatore della BCE, Mario Draghi, intervenne varando potenti stimoli monetari. Pensate che nel giugno 2008, esso fosse del 50% più forte del dovuto. In effetti, sfiorava 1,60 contro un tasso implicito di 1,06. Poi, arrivò la crisi finanziaria mondiale e le politiche monetarie delle banche centrali mutarono repentinamente.
In generale, dovremmo attenderci un indebolimento di dollaro e franco svizzero, entrambe valute di rifugio per i capitali nei periodi di tensione. Non è un caso che la Banca Nazionale Svizzera non voglia sentirne per il momento di abbandonare i tassi negativi. Il suo governatore Thomas Jordan continua a definire “sopravvalutata” la valuta domestica, avvertendo costantemente di tenersi pronto a intervenire per correggere eventuali squilibri eccessivi sul mercato dei cambi. Il Big Mac gli dà ragione. L’euro è molto più debole di quanto dovrebbe essere a questo punto.