Per la prima volta dopo nove mesi, il cambio euro-dollaro ieri ha sfondato il muro di 1,08, compiendo un ulteriore passo verso la soglia di 1,10. Il mercato forex ha preso a pretesto il dato sull’inflazione negli Stati Uniti a dicembre per vendere la divisa americana. L’indice dei prezzi al consumo è sceso per il sesto mese di fila e si è portato al 6,5% dal 7,1% di novembre. Le aspettative degli analisti sono state centrate in pieno. Questo dato allenta la pressione sulla Federal Reserve e mitiga in prospettiva i futuri rialzi dei tassi d’interesse.
Quanto ai tassi della Banca Centrale Europea (BCE), sono attesi fino al 3,50% entro settembre dal 2,50% di oggi. Questo dicono le aspettative sull’Euribor a 3 mesi. A fine dicembre, le attese erano per un apice dei tassi fino al 3,75%. La divergenza monetaria tra le due grandi banche centrali si sta riducendo sia nei fatti che rispetto alle attese future. Questo dà una mano al cambio euro-dollaro a risalire dopo le pesanti perdite accusate nel corso del 2022. Il cross era sceso a un minimo di 0,95 a settembre, mai così basso sin dal 2002.
Questo trend è gradito e segretamente perseguito dalla BCE, la cui retorica da “falco” – vedi le esternazioni di questi giorni del governatore Christine Lagarde e del consigliere esecutivo Isabel Schnabel – mira proprio ad accelerare l’apprezzamento del cambio euro-dollaro. Esso contribuisce a disinflazionare l’economia dell’Area Euro, rendendo meno costosi i beni importati. Tra questi, ad esempio, il petrolio e altre materie prime.
Cambio euro-dollaro su con gas e petrolio giù
Tra l’altro, il calo costante dell’inflazione negli Stati Uniti lascia presagire che qualcosa di simile accadrà anche nell’Area Euro.
Ad oggi, comunque, l’apprezzamento del cambio euro-dollaro di questi mesi non è riconducibile alla forza della moneta unica, bensì all’indebolimento del biglietto verde. Lo yen si è rafforzato dai minimi di ottobre del 13,3%, la sterlina inglese del 14,5%. Dunque, il +12,5% messo a segno dalla nostra valuta non è un evento eccezionale, ma s’inserisce perfettamente nel trend globale. Un eventuale rottura della soglia di 1,10 arriverebbe con dati macroeconomici migliori delle previsioni per l’Area Euro. Se il PIL schivasse la recessione, come inizia a scontare Goldman Sachs, o crescesse più delle attese nella prima parte dell’anno, l’euro riuscirebbe finanche a cancellare le perdite dello scorso anno. Era entrato nel 2022 ad un cambio di 1,1350 contro il dollaro.