Si prende una pausa oggi il cambio euro-dollaro, reduce dalla più lunga serie di sedute negative dall’introduzione della moneta unica nelle tasche dei cittadini dell’Eurozona. In questo momento, il rialzo è dello 0,3% a 1,0623, ma siamo ai livelli minimi da un anno a questa parte. Alla base del recente trend calante c’è senz’altro la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, che ha surriscaldato le aspettative d’inflazione negli USA e ha innalzato le probabilità di un aumento dei tassi a dicembre da parte della Federal Reserve, così come ha avvicinato anche i successivi rialzi.
Euro resiliente all’avanzata del dollaro, sinora
Il dollaro è ai massimi degli ultimi 13 anni e dal giorno delle elezioni ad oggi si è rafforzato di quasi il 4% contro le principali valute del pianeta, mentre negli ultimi tre mesi ha messo a segno un rafforzamento medio del 6,7%. Il cambio euro-dollaro si è indebolito nello stesso arco di tempo del 3,4% e del 5,7% rispettivamente, segnalando che la moneta unica starebbe soffrendo l’avanzata del biglietto verde meno di altre divise.
Stando così le cose, non sarebbe vera certa narrativa di questi ultimi giorni, secondo cui l’euro si starebbe indebolendo per via anche delle incertezze politiche esistenti all’intero dell’Eurozona, alla vigilia di diversi appuntamenti elettorali, il primo dei quali è il referendum costituzionale in Italia del 4 dicembre prossimo. (Leggi anche: Rendimenti e spread, perché il sell-off sui BTp appare il peggiore di tutti)
Cambio euro-dollaro verso la parità?
Questo significa, però, che se i rischi politici percepiti si concretizzeranno, essi porteranno man mano a un ulteriore deprezzamento del cambio euro-dollaro, che tendenzialmente si appropinquerebbe alla parità. Si tratterebbe di movimenti temporanei, dati i fondamentali, che vedono un solido attivo commerciale dell’Europa verso gli USA.
Inoltre, il dollaro sconterà presto una politica economica dell’amministrazione Trump dai cambiamenti meno repentini di quanto si pensi.