Neppure la facile vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali di Francia ha rinvigorito il cambio euro-dollaro, che invece da inizio settimana non fa che scendere. Mentre scriviamo, si attesta sotto 1,07, vale a dire ai minimi da oltre due anni. Su base annua, il crollo si rivela pesante: il cross stava a poco meno di 1,21 un anno fa esatto. Ma non si era detto che Macron avrebbe sostenuto la moneta unica? La realtà è che la sua vittoria fosse scontata e il mercato ne aveva preso atto da settimane.
Cambio euro-dollaro fiaccato dall’economia
La debolezza del cross dipende essenzialmente dallo stato non positivo dell’economia europea. Ieri, Morgan Stanley ha tagliato le stime di crescita dell’Eurozona da 3% a 2,7% per quest’anno e da 2,3% a 1,3% per il 2023. Secondo la banca d’affari americana, due sono i principali fattori di rischio per l’area: il boom dei prezzi dell’energia a causa della guerra russo-ucraina e i nuovi lockdown cinesi.
Sempre secondo Morgan Stanley, l’economia dell’Eurozona si è mostrata ad oggi piuttosto resiliente agli shock, ma nella seconda metà dell’anno le cose andranno peggiorando. Dunque, cambio euro-dollaro giù per il timore di un rallentamento del PIL più marcato del previsto. A tale proposito, la posizione della BCE contribuisce a deprimere la moneta unica: da un lato, non ha alzato ancora i tassi d’interesse con un’inflazione salita al 7,5%; dall’altro, segnala di voler avviare la stretta monetaria a luglio, ma i mercati temono che arrivi nel momento peggiore possibile.
Nuovi lockdown in Cina
Peraltro, dalla Cina arrivano notizie poco confortanti. Dopo Shanghai, le autorità stanno effettuando test di massa nella capitale Pechino, al fine di valutare il lockdown anche qui.
Il cambio euro-dollaro sembra risentire sostanzialmente del rischio stagflazione. Anche se i toni della BCE stanno diventando più da “falco” nell’ultima settimana, il mercato guarda con preoccupazione allo stato dell’economia. E così, il dollaro è salito in media contro le altre principali valute mondiali ai massimi da marzo 2020. Persino il rublo, devastato inizialmente dalle sanzioni dell’Occidente, contro l’euro scambia adesso ai massimi da due anni.