In ripiegamento il cambio euro-dollaro oggi sotto 1,24, dopo avere ampiamente sfondato la soglia di 1,25 giovedì scorso, nel corso della conferenza stampa post-board della BCE, tenuta dal governatore Mario Draghi. Al momento, si attesta a 1,23823, in calo dello 0,27%. In realtà, non è l’euro a indebolirsi, bensì il dollaro a rafforzarsi. Il biglietto verde guadagna oggi mediamente lo 0,34% contro le altre divise, risalendo dai minimi degli ultimi 38 mesi. E un paio di segnali ci inducono a ritenere che, seppur non è detto vi sia e né sarebbe previsto un rally, qualche spazio di crescita per la divisa americana esisterebbe.
Il boom dei rendimenti tedeschi nelle ultime sedute a sua volta segnala il deflusso dei capitali dalla Germania, attirati adesso proprio dagli USA, dove i bond iniziano a offrire rendimenti appetibili. A tale proposito, lo spread Treasury-Bund a 10 anni si attesta oggi a 203 bp; stava a 197 un mese fa. Non si hanno grossi movimenti su questo piano e nel complesso assistiamo a una lieve divaricazione tra i rendimenti dei due bond, in favore degli americani, cosa che deporrebbe per un apprezzamento del dollaro, ovvero per una discesa del cambio euro-dollaro.
L’addio della Yellen alla Fed
Domani, poi, inizia il primo board dell’anno della Federal Reserve, l’ultimo dell’era Yellen.
Un probabile catalizzatore, in un senso o nell’altro, per il cambio euro-dollaro nei prossimi giorni sarà il dato sull’inflazione nell’Eurozona a gennaio. Scesa all’1,4% a dicembre, se dovesse disattendere le stime al ribasso, deprimerebbe la moneta unica sull’attesa per un’uscita più graduale della BCE dalla sua politica monetaria ultra-espansiva. Viceversa, l’euro si rafforzerebbe contro le altre divise, compreso il dollaro, sostenendo il cambio in prossimità di 1,25. In sostanza, un nuovo equilibrio sarebbe possibile con rendimenti di Treasuries e Bund più alti e un cambio euro-dollaro tra 1,20 e 1,25. (Leggi anche: Cambio euro-dollaro sopra 1,20, BCE corre ai ripari)