Un mercato nero nel mercato nero
Quello che sta succedendo in Nigeria, però, ha del curioso, perché non solo la banca centrale ha fissato un cambio ufficiale molto più forte dei fondamentali, ma con alcuni blitz effettuati dagli agenti della sicurezza tra i cambia-valute illegali, è stato loro imposto di non scambiare naire contro dollari a un tasso superiore a 400.
In sostanza, le autorità nazionali hanno introdotto un cap persino sul mercato nero, che per definizione sarebbe sfuggente ai controlli ufficiali.
Ci sono due buone notizie, però, per la pur inefficiente banca centrale nigeriana. La prima è che l’accordo OPEC, prossimo ad essere raggiunto alla fine di questo mese, per quanto possa essere di breve respiro, darebbe al paese africano il tempo di respirare un po’, essendo la sua economia basata sulle estrazioni di petrolio. Secondariamente, i contratti forward a un anno segnalano che tra 12 mesi il mercato si attenderebbe un cambio a quota 442, cioè del 29% più debole di quello attuale ufficiale, ma un po’ più basso di quello vigente oggi al mercato nero. Quanto meno, la pressione sull’istituto potrebbe non crescere più nei prossimi mesi, sempre che tutto vada nel verso giusto. (Leggi anche: Petro-valute sotto pressione e ora capitola la Nigeria)