Campari: un bond da bere …per dimenticare

Il noto marchio italiano del bitter sembra non risentire minimamente della crisi in atto. Le azioni hanno guadagnato il 175% in tre anni e l’obbligazione settennale in euro al 5,375% emessa un anno fa rappresenta un porto sicuro per i più attenti investitori. Il titolo è a sconto rispetto alla concorrenza e rende il doppio
13 anni fa
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Un celebre spot di Campari con Salma Hayek

Il detto “bere per dimenticare” vale un po’ anche per gli investimenti in borsa. In questo disgraziato periodo finanziario in cui tutto va a rotoli e sembra non esserci approdo sicuro da nessuna parte, vale la pena puntare il dito su una particolare categoria di obbligazioni che non hanno subìto i contraccolpi dei recenti crolli dei listini azionari e obbligazionari. Si tratta del comparto beverage, fra cui è possibile individuare noti marchi a livello internazionale, fra cui ad esempio Heineken, Bacardi, Pernod-Ricard, ecc.

Ma un nome in particolare balza agli occhi dei più attenti investitori e ce l’abbiamo in casa: Campari. La società italiana nota e conosciuta in tutto il mondo per il “crodino”, gode delle più alte stime degli analisti finanziari, non solo per la sua costante e progressiva crescita di ricavi e utili, ma anche per l’apprezzamento di cui gode il marchio italiano all’estero, rispetto ai competitors.

Semestrale 2011 Campari: risultati molto soddisfacenti – La recente semestrale ha snocciolato dati degni di particolare attenzione se si considera il periodo congiunturale: utile netto di 75,3 milioni di euro (+8,7% rispetto allo stesso periodo del 2010), vendite in aumento del 14,2% a 589,1 milioni di euro e un indebitamento netto che ammonta a 669 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 677 milioni del 31 dicembre 2010. Anche in borsa il titolo (quotato a Milano e a New York), dai minimi del 2009, ha messo a segno un rialzo del 175% accusando solo una lieve flessione in questi ultimi tempi di accanimento speculativo sul mercato azionario.

OBBLIGAZIONI CAMPARI

Ma la perla di questa società è senza dubbio l’obbligazione “Davide Campari s.p.a.” da 350 milioni di euro di durata settennale, la prima della sua storia, emessa nell’Ottobre 2010 a 99,43 con richieste provenienti da tutto il mondo otto volte superiori all’offerta.

I soldi raccolti – si apprende dal prospetto informativo – sono stati destinati in parte a rifinanziare il debito esistente e in parte a sostenere piani di espansione a livello internazionale, soprattutto in Brasile e Russia. Il titolo ha una cedola annuale del 5,375% che viene staccata il 14 Ottobre e a breve sarà trattabile anche dagli investitori non istituzionali e professionali essendo trascorso un anno dall’emissione. Il prezzo attualmente è intorno a 103 e rende a scadenza il 4,8%, più del doppio rispetto alla concorrenza come Barcardi o Heineken. Gli analisti sostengono che il bond Campari è penalizzato rispetto ad altri titoli del comparto perché non ha rating, pertanto non godendo di apposito merito creditizio spesso non viene preso in considerazione dai fondi di investimento che possono trattarlo (il taglio minimo è di 50mila euro), ma – secondo noi – non ha nulla da invidiare alla concorrenza e costituisce senza dubbio una valida alternativa alle più affidabili obbligazioni IG (investment grade) o ai titoli di stato.

Campari in Russia: una campagna tutta da gustare

E che il gruppo sia più che affidabile lo si vede anche dalle recenti attività di espansione verso le economie emergenti quali il Brasile e la Russia, messe a punto anche grazie ai soldi raccolti dal collocamento del bond un anno fa. Recentemente Campari ha finalizzato l’acquisizione di Sagatiba, brand brasiliano leader nel mercato della cachaça premium in Sud America, e l’80% della piattaforma di distribuzione e importazione di prodotti spirit e wine Vasco Cisa in Russia. Con questa ultima operazione il gruppo ha assunto di fatto il controllo della distribuzione in Russia, in precedenza affidata ad accordi con distributori locali, in previsione di un aumento dei consumi di alcolici diversi dalla vodka. Il consumo del tradizionale distillato russo è infatti in costante calo in Russia a causa del cambiamento delle abitudini della popolazione e delle restrizioni di vendita di superalcolici di notte introdotti dal governo.

Ciò sta facendo diminuire le importazioni di distillati destinati alla produzione della vodka dalla confinante Polonia (maggior produttore mondiale) e aumentare le importazioni di altri prodotti alcolici e vini, soprattutto dall’Italia. In questo contesto, gli amministratori di Campari stimano un sensibile aumento delle vendite, al punto che il mercato russo nel 2012 rappresenterà il 4% nelle vendite totali del gruppo dal 2% attuale, nonostante l’aumento del dazio sui vini made in Italy.

 

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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