Il presidente Jose Raul Mulino si trovava ieri a Davos, Svizzera, dove ha partecipato al World Economic Forum. E ha quasi lanciato un appello alla comunità internazionale per la difesa di Panama dalle mire del presidente Donald Trump. Ha sostenuto che il canale è e resterà sotto il controllo del suo Paese e ha smentito la ricostruzione che si sia trattato di “un regalo” dell’America. Prima ancora di insediarsi alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti non ha escluso l’uso della forza per prendersi sia il Canale di Panama che la Groenlandia.
Panama strategico
Panama faceva parte della Colombia fino al 1903 e non a caso da quell’anno partì la costruzione del canale, completata nel 1914. L’opera fu voluta e finanziata proprio dal governo americano, il quale garantì alla popolazione locale l’indipendenza. Tant’è che Panama ancora oggi non ha un esercito, perché alla sua sicurezza provvedono i militari di zio Sam. La strategicità di questo Paese diventa chiara se si guarda la cartina geografica.
Istmo cruciale per commerci intra-USA
Quell’istmo separa Nord e Sud America, ma anche Oceano Atlantico e Pacifico. Agli Stati Uniti serviva e serve anche oggi per trasportare le merci al suo stesso interno. Le imprese trovano più comodo e meno costoso inviarle da una parte all’altra del Paese circumnavigando l’emisfero settentrionale del continente tramite il Canale di Panama, anziché attraversare l’area interna Est-Ovest o Ovest-Est. Quando nel 2023 i transiti giornalieri furono ridotti per via della siccità, il contraccolpo per il commercio mondiale fu duro. Un po’ come quando il Canale di Suez viene chiuso a causa di incidenti o attacchi dei ribelli yemeniti.
Tornando alla storia, il Canale di Panama rimase sotto il controllo delle autorità americane fino al 1979. Nel 1964 erano scoppiate proteste anti-americane da parte degli indipendentisti. Nel 1977, il presidente Jimmy Carter firma un accordo con il presidente panamense Omar Efrain Torrijos per una gestione congiunta del canale fino al 2000 e una successiva gestione indipendente da parte di Panama. E fu così che nel 1999 il controllo passò esclusivamente sotto le autorità locali.
Ombre cinesi sul canale
Ma già nel 1996 l’Autorità del Canale aveva affidato la gestione alla società di Hong Kong, CK Hutchinson Holdings, per 25 anni. Il contratto scadeva nel 2021, ma è stato rinnovato. Questo dato porta Trump ad affermare che i cinesi abbiano messo le mani sul canale dopo che a costruirlo e finanziarlo ci avevano pensato gli americani. Le autorità di Panama fanno notare come la società di Hong Kong si limiti alla gestione e non a controllare o indirizzare la politica commerciale.
Tuttavia, le autorità americane sostengono che la Cina usi la gestione per attività di spionaggio. Pechino dal canto suo nega che vi sia anche un solo suo militare nell’area. Ma è altrettanto vero che il controllo non si esercita esclusivamente con l’invio dell’esercito. La raccolta di dati sulle navi cargo in transito preoccupa gli Stati Uniti. Ogni anno attraversano il canale più di 12.500 navi, che trasportano complessivamente 8,3 milioni di container e per un peso totale di circa 520 milioni di tonnellate PC/UMS (il sistema di misurazione di Panama, riconosciuto al livello internazionale).
Il 70% del traffico si deve proprio alle navi americane. Il Canale di Panama riesce a maturare ricavi annuali nell’ordine di 5,5 miliardi di dollari, nonché profitti per 3,5 miliardi. Questi ultimi incidono per qualcosa come il 4% del Pil. Trump protesta per l’applicazione di tariffe discriminatorie, a suo dire, sulle merci americane.
Compromesso possibile sul Canale di Panama
Come se ne esce da questa storia? L’ipotesi di un invio di truppe nell’area appare remota. La minaccia è seria, ma Trump punta a portare a casa risultati tangibili senza scatenare una nuova guerra. Anzi, al suo discorso del giuramento ha ribadito l’immagine di presidente della pace. Sarebbero due gli obiettivi principali di queste invettive verbali. Il primo consisterebbe nell’allontanare la Cina da Panama. Ci saranno forti pressioni per la rescissione del contratto tra Autorità del Canale e società di Hong Kong. E ciò porterà quasi certamente a forti tensioni tra USA e Cina.
Il secondo possibile obiettivo di Trump sarebbe di ottenere uno sconto sul passaggio delle merci. I minori costi rilancerebbero la competitività delle imprese americane e beneficerebbero gli stessi consumatori. Parte dei carichi riguarda il gas naturale liquido, che gli Stati Uniti stanno esportando in misura crescente, specie in Europa. Ma negli ultimi anni stanno trovando rotte alternative per risparmiare sui costi. Dunque, ci sarebbe un problema di tariffe avvertito dalle società di trasporto. E per Washington si tratta di una beffa. Devono pagare tanto, anche se il canale lo hanno costruito con soldi pubblici americani.