Firenze, 27 Dicembre 2016. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, gli introiti del cosiddetto canone Rai (imposta di possesso su apparecchio tv) dovrebbero superare per il 2016 i 2 miliardi di euro (1). Se quindi consideriamo che i residenti in Italia sono circa 61 milioni, significa che ogni cittadino versa allo Stato circa 33 euro per “godere” dell’informazione di Stato e per il finanziamento all’editoria privata.
Non si tratta di una piccola cifra, se consideriamo che include anche i bambini e coloro che non possiedono un apparecchio tv o che guardano altri canali che non la Rai e che -proprio perche’ imposta sul possesso- devono comunque contribuire, nonostante gli dicono che si tratta del pagamento di un abbonamento/canone (potere dell’imbroglio lessicale…).
Vale la pena pagare questi 33 euro? No, secondo noi. Non perche’ non vogliamo riconoscere che nel “sistema Rai” ci siano tante professionalita’ che comunque svolgono un servizio utile alla comunita’, ma perche’ -in termini strettamente economici per il contribuente- ogni persona interessata alle trasmissioni Rai, puo’ vedere le stesse attraverso Internet, spesso anche in diretta streaming, e questo tipo di collegamento non comporta il pagamento dell’imposta.
Una situazione che ci deve far riflettere per meglio comprendere il contesto e le prospettive.
Noi, con questa valutazione, facciamo solo un discorso utilitaristico, quasi civicamente incosciente -potrebbe dire qualcuno- perche’ sembra che vogliamo godere di un servizio senza pagarlo.
con cartelli e accordi piu’ o meno sottobanco, e’ sorda di fronte ad un cosi’ eclatante abuso come quello della Rai (2).
Il contesto e’ quindi di privilegio. In un mondo, in un’Europa e in un’Italia dove ogni giorno ci dicono che i privilegi non devono esistere e devono essere sostituiti dai meriti. Qualcosa non funziona…
Le prospettive, di conseguenza, sono a “zero raggio”. Come quasi tute le politiche dei nostri governi e delle nostre amministrazioni: si guarda all’oggi (con leggi e norme che fanno onore all’urgenza) e mai al domani e al dopodomani. Quello che -per intenderci, in una prospettiva economica anche piu’ ampia di quella del business dell’informazione- non consente quasi mai la manifestazione di tutte le professionalita’ e desideri, espellendole o ingrippandole nella macchina del consenso politico.
La Rai, in sostanza, e’ lo specchio del nostro Paese. Il concentrato -in ambito informazione- dei problemi economici e politici della nostra quotidianita’. Che bello: siamo un Paese omogeneo… dovremmo per questo essere soddisfatti? Per niente! Noi vorremmo un’altra omogeneita’, quella del mercato ovunque e nel rispetto dei diritti degli individui.
Contesto e prospettive, dicevamo. Discutibili, le nostre osservazioni e proposte. Per carita’. Ma prendiamo atto che un confronto del genere e’ inesistente e ostacolato. Per questo, in quell’ottica di riduzione del danno che caratterizza la nostra politica in difesa e affermazione dei diritti degli utenti, ci sentiamo a nostro agio nel ribadire che quei 33 euro che ognuno di noi da’ allo Stato per la Rai, non ne valgono proprio la pena!
1 – Cosi’ ha riferito il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, durante un’audizione in Parlamento. Ai fini di una prima valutazione degli effetti della nuova normativa introdotta, “occorre considerare che dai flussi informativi trasmessi all’Agenzia delle Entrate da Acquirente Unico emerge che l’importo del canone tv ad uso privato complessivamente addebitabile nelle fatture per energia elettrica per il 2016 è pari a circa 2.272 milioni di euro”. L’importo addebitato dalle imprese elettriche fino al 31 ottobre 2016 è pari a circa 2.129 milioni di euro (94% dell’importo addebitabile).
2 – piu’ volte da noi interpellata in merito, l’Antitrust ci ha sempre risposto “picche”.
3 – come gia’ avviene, per esempio, per la radio che, a parte il possesso professionale, la fiscalita’ derivante dalle famiglie attinge da una percentuale della Rc-auto.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori