Quella di ieri è stata una giornata drammatica, come ripetuto in più di un’occasione, per la politica italiana. Doveva essere il giorno dell’annuncio del nuovo governo, con la nomina della squadra di ministri. Giuseppe Conte, il professore incaricato dal Presidente della Repubblica per la formazione dell’esecutivo, è salito al Quirinale alle ore 19.00. Che tutto stesse precipitando però lo si era avvertito poco prima, dopo che Salvini prima e Di Maio poi avevano preceduto Conte al Colle. Nel pomeriggio filtravano già voci sulla rottura totale e il ritorno al voto.
Il no a Paola Savona
A chiarire il fallimento dell’incarico dato al professore dell’Università di Firenze è stato poco dopo lo stesso Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha spiegato che vi era la convergenza su tutti i ministri, eccetto quello dell’Economia, Paolo Savona, rivelando inoltre di aver chiesto a M5S e Lega Nord di indicare un nome politico (molti addetti ai lavori hanno fatto riferimento a Giancarlo Giorgetti, la seconda figura più importante all’interno della Lega Nord dietro a Salvini). Savona – secondo l’opinione generale – paga l’opinione critica nei confronti dell’attuale Unione Europea. Il suo pensiero ha di fatto portato a credere che una sua eventuale nomina avrebbe condotto l’Italia alla fuoriuscita dall’euro.
Cottarelli, la carta del Colle
Mentre Giorgia Meloni e il M5S ipotizzavano la messa in stato di accusa del capo dello Stato, dal Quirinale arrivava l’ennesimo colpo di scena della serata. Questa mattina Carlo Cottarelli salirà al Colle per ricevere l’incarico di formare un governo. Il probabile futuro premier di un “governo del Presidente” è conosciuto anche come mr Spending Review, per la sua nomina a commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica durante lo sfortunato esecutivo guidato da Enrico Letta nel 2013.
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