L’ultima pubblicazione dei dati BCE relativi al suo sistema di pagamento Target 2 segnala per novembre un leggero aumento del saldo negativo dell’Italia a 491,7 miliardi di euro, ma sostanzialmente stabile negli ultimi mesi, pur in forte crescita nell’intero 2018 di quasi 53 miliardi. Come spesso abbiamo chiarito, i saldi rispecchiano i rapporti di credito/debito tra le banche centrali dell’Eurozona, a loro volta frutto di scambi commerciali e di flussi dei capitali. In altre parole, la Banca d’Italia è in debito di quasi mezzo trilione di euro verso le altre banche dell’area.
La Germania resta come l’Italia nei pressi dei massimi record, ma con saldi positivi e pari a 941,1 miliardi. In pratica, vanta crediti per un pari ammontare nei confronti dei partner dell’Eurozona. Da quando la BCE ha iniziato ad acquistare titoli di stato e altri assets nell’area con il “quantitative easing”, i saldi positivi tedeschi e quelli passivi degli stati del sud si sono ampliati. Come mai? Tecnicamente, si tratta di titoli venduti dal mercato alle banche centrali nazionali e, in parte, direttamente dalla BCE. Pertanto, abbiamo liquidità in fuoriuscita dai singoli stati. Ad esempio, se un investitore tedesco ha venduto 1 miliardo di BTp alla Banca d’Italia, si ha che la Bundesbank ha incassato tale importo da registrare come attivo, mentre Bankitalia dovrà segnarlo come una voce passiva.
Crisi euro, capitali in fuga da Italia e Spagna verso la Germania
Se questo è vero, analizziamo i dati.
Il trend negativo con la crisi
In realtà, la situazione appare peggiore, se si considera che nel frattempo l’Italia ha maturato avanzi commerciali per 175 miliardi verso il resto del mondo, di cui una quota relativa ai partner dell’unione monetaria. In teoria, se non vi fossero state variazioni finanziarie, il saldo si sarebbe dovuto apprezzare per un pari importo, mentre è andato in tutt’altra direzione, con il risultato che oggi esso risulta essere pari al 28% del pil, inferiore solo al 33% della Spagna e al 40% del Portogallo, economie che pagano, però, anche la tendenza a registrare forti disavanzi commerciali. La Spagna presenta un saldo negativo superiore ai 400 miliardi e, tenuto conto degli acquisti dei suoi assets con il QE, anche nel suo caso due euro su tre non sarebbero più tornati indietro.
Quanto alla Germania, il suo saldo positivo è cresciuto sotto il QE di 480 miliardi, ma nel frattempo ha registrato surplus commerciali per quasi 1.000 miliardi, per cui teoricamente nemmeno Berlino avrebbe attratto capitali, seppur in dimensioni fisiologiche.
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