Caporalato, lavoro grigio e sfruttamento: un’altra storia, contratto a chiamata a 3 euro l’ora

Caporalato, lavoro grigio e sfruttamento: la piaga italiana che sembra non avere fine.
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6 anni fa
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Si è più volte poste l’attenzione sul mondo del lavoro visto da chi deve assumere; storie di aziende che cercano personale ma non lo trovano (Ristorante cerca cuoco e pizzaiolo per 2300 euro al mese ma nessuno risponde) Dall’altro lato non sono passate inosservate quelle storie in cui le vittime sono i lavoratori, come quella della chiromante di Taranto che aveva raccontato le sue vicissitudini ai sindacati. Dalla Toscana arriva un’altra di quelle storie che fanno riflettere. A riportarla è il quotidiano il Tirreno.

220 ore di lavoro in 1 mese per 3 euro all’ora

I numeri non sono un’opinione e la storia della giovane cameriera toscana è la dimostrazione di ciò. Come racconta il Tirreno, una ragazza, al primo impiego stagionale, avrebbe lavorato per 220 ore in un solo mese presso un ristorante di Lucca; otto ore al giorno, anche i fine settimana, pagata soltanto 3 euro all’ora. Si trattava di un contratto a chiamata sulla carta ma in realtà un vero e proprio sfruttamento visto che la giovane doveva in realtà lavorare tutti i giorni e per 8 ore e dunque non “ogni tanto” come prevedeva il suo contratto con un salario da sfruttamento. Si parla  di “lavoro grigio”, non irregolare ma nemmeno regolare, un fenomeno che in Toscana, ma non solo, sembra sempre più diffuso e rischia di peggiorare con il ritorno dei voucher. I settori più a rischio in tal senso sono quelli turistico e del commercio. Secondo la Cgil Toscana “Con il lavoro grigio si intende la regolarizzazione dei dipendenti stagionali con contratti pienamente legali ma la cui applicazione si prefigura come un vero e proprio sfruttamento del lavoro. In molti casi con contratti a chiamata, a cottimo o contratti pirata che non prevedono, al loro termine, liquidazione, tredicesime maturate, ferie non godute e tutte le altre garanzie degli altri contratti a tempo determinato”.

Camerieri e baristi sembrano i più colpiti; per molti di loro la paga oraria non arriva nemmeno a 5 euro all’ora e la cosa che più turba, come fa notare anche il quotidiano, è che buona parte delle vertenze inviate da Filcams Cgil vanno a buon fine, solo che il lavoratore, una volta ottenute le spettanze dal datore, si fermano e così il meccanismo di controllo contro lo sfruttamento del lavoro, per fermare questo fenomeno sempre più dilagante, non va avanti.

Il fenomeno del caporalato

La questione dello sfruttamento sul lavoro è molto in auge in questo periodo, da quando alcuni braccianti sono morti in un incidente stradale in Puglia. E’ così tornato attuale il fenomeno del caporalato, una piaga in realtà mai sparita bisogna sottolinearlo, che riguarda non solo il Sud. Giuseppe Conte, ha infatti ricordato che «vanno rafforzati i controlli e la prevenzione contro il caporalato». Il fenomeno è importante e segue spesso una prassi: gli immigrati vengono caricati all’alba dal caporale su bus navette che li portano nei campi lontani dai centri abitati, lavorano anche 11 ore al giorno per 20 euro. Anche alcuni italiani sono coinvolti, persone vicine alla pensione pronte a lavorare pure gratis per raggiungere i contributi. 

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