Tra le parole più usate e cercate nel 2020 dagli italiani c’è “cappotto termico“. Siamo diventati un popolo si esperti edili e di ristrutturazioni? No. La motivazione è legata all’introduzione del super bonus 110% su alcuni importanti lavori di riqualificazione energetica considerati trainanti. Il cappotto termico è il primo di questa lista, dunque può rappresentare in molti casi la via più veloce e diretta per assicurarsi il bonus 110% (purché si rispettino alcuni requisiti richiesti e specificati da Enea per riconoscere al cappotto termico l’agevolazione massima).
Che cos’è esattamente il cappotto termico: requisiti e funzione
Lo scopo del rivestimento a cappotto di un edificio è quello di provvedere all’isolamento termico in modo da ridurre al minimo la dispersione di calore. I vantaggi sono notevoli sia nei mesi più caldi che con l’arrivo del freddo: sia in inverno che in estate il cappotto termico serve a mantenere una temperatura confortevole all’interno con porte e finestre chiuse. Nelle zone trafficate, a questa può anche aggiungersi una funzione di isolamento acustico. Se i vantaggi sono così evidenti perché anche prima del bonus 110 non erano molti gli edifici ad optare per il cappotto termico? A frenare in molti casi è il prezzo che spaventa. Quanto costa il cappotto termico? Da premettere che l’investimento dipende da alcuni fattori: esistono diversi tipi di cappotto termico e inoltre le oscillazioni variano molto in base al materiale usato e allo spessore del rivestimento. Se i materiali sintetici si trovano anche a 20-30 € al mq, per rivestimenti con materiali di origine minerale il costo al metro quadrato sale a circa 50 euro mentre chi sceglie il cappotto termico realizzato con materiali completamente naturali dovrà prevedere una spesa di un’ottantina di euro al mq. C’è poi il costo per il noleggio dei ponteggi, che varia di città in città (circa dieci euro al mq).
Bonus 110 per il cappotto termico: servono fino a 38 documenti per la cessione del credito
Per i proprietari diretti sono 36, negli altri casi si arriva anche a 38: tanto lunga è la lista dei documenti necessari per non la cessione del credito anche parziale del bonus 110%.
Alcuni dei documenti riguardano la proprietà dell’immobile: titolo di detenzione o possesso nonché dichiarazione sostitutiva d’atto notorio con la quale si dichiara che le spese sostenute o da sostenere per i lavori agevolabili sono state o saranno a proprio carico e quella che esclude l’attività di impresa o professionale nei locali in cui vengono eseguiti i lavori. Servono inoltre titolo edilizio (se previsto) o autocertificazione inizio/fine lavori.
Lungo l’elenco dei documenti tecnici: alcuni riguardano la fase iniziale del progetto e sono propedeutici a questo o al riconoscimento del bonus 110 (autodichiarazione per escludere di aver usufruito di altri bonus, certificazione APE, visura catastale, documentazione che attesti il salto di due classi energetiche, relazione tecnica, preventivi e computi metrici, fotografie pre e post intervento, certificazione dei nuovi infissi se previsti e schede tecniche materiali acquistati o dichiarazione di corretta posa). Quando il progetto sarà ad uno stato di avanzamento dei lavori di almeno il 30% bisognerà presentare documenti aggiornati su preventivi, computi metrici, materiale fotografico, asseverazione tecnica e ricevuta informatica con il codice identificativo della domanda. Da ultimo, a fine lavori, saranno richiesti certificazione APE energetica aggiornata, dichiarazione di chiusura dei lavori, computo metrico definitivo, segnalazione certificata di agibilità (SCA) e ricevuta informatica con il codice identificativo della domanda.