Caregiver, oltre la 104 assenza per malattia da burnout?

Oltre ad usufruire dei permessi legge 104, i caregiver possono assentarsi per malattia da burnout? Ecco cosa prevede la normativa vigente.
1 giorno fa
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Foto © Pixabay

Oltre ai permessi legge 104, i caregiver possono assentarsi per malattia da burnout? Come canta Tiziano Ferro con il brano Sere nere: “Ho combattuto il silenzio parlandogli addosso e levigato la tua assenza solo con le mie braccia. E più mi vorrai e meno mi vedrai, e meno mi vorrai e più sarò con te. E più mi vorrai e meno mi vedrai, e meno mi vorrai e più sarò con te e più sarò con te, con te, con te, lo giuro”.

Nei momenti di difficoltà è importante avere al proprio fianco una persona fidata, pronta ad offrire il proprio sostegno.

Lo sanno bene tutti coloro che si ritrovano purtroppo alle prese con uno stato di disabilità grave e che necessitano di aiuto. Proprio in tale ambito si inserisce la figura del caregiver. Ovvero un parente che aiuta una persona non autosufficiente ad affrontare le varie incombenze della vita quotidiana. Un ruolo indubbiamente importante e allo stesso tempo difficile da gestire. Questo perché i soggetti interessati si ritrovano a dover trovare una soluzione per riuscire a conciliare al meglio gli impegni personali con quelli lavorativi. Il tutto tenendo ovviamente conto del familiare che necessita di assistenza.

Legge 104, chi ha diritto ai permessi e al congedo straordinario

I soggetti con disabilità e i familiari che prestano loro assistenza hanno diritto a diversi sostegni, come ad esempio l’agevolazione acquisto auto legge 104 o i permessi lavorativi. Grazie a quest’ultimi i lavoratori e i caregiver hanno diritto ogni mese di tre giorni di permessi retribuiti, frazionabili anche a ore.

A poter beneficiare di tale opportunità sono i genitori, il coniuge, il convivente more uxorio in caso di unione civile, parenti e affini entro il secondo grado. In determinate circostanze, inoltre, possono farne richiesta i parenti e gli affini entro il terzo grado.

Tale possibilità è concessa solamente nel caso in cui i soggetti prima citati siano morti, invalidi oppure abbiano un’età pari ad almeno a 65 anni.

Ma non solo, tra le agevolazioni attualmente disponibili si annoverano anche il congedo straordinario. Ovvero un periodo retribuito nel corso del quale un lavoratore può assentarsi dal lavoro per offrire una maggiore assistenza al parente con disabilità grave.

Il periodo di congedo non può superare la durata complessiva di due anni per ogni persona disabile e nel corso dell’intera carriera lavorativa. È possibile beneficiare del congedo straordinario a patto che la persona non autosufficiente non sia ricoverata a tempo pieno. Fa eccezione il caso in cui i sanitari richiedano la presenza del familiare che assiste il soggetto con disabilità.

Caregiver, oltre la 104 assenza per malattia da burnout?

Se è pur vero che prendersi cura di una persona cara è un atto di amore, non si può negare come tale situazione possa rivelarsi spesso causa di stress. Questo soprattutto quando ci si ritrova a dover gestire malattie particolarmente complesse.

Quando lo stress non viene gestito in modo adeguato, il caregiver rischia di sviluppare una condizione di burnout, ovvero uno stato di esaurimento emotivo e fisico in grado di compromettere lo stato di salute sia fisico che mentale del soggetto interessato.

Tra i segnali più comuni del burnout si annoverano appunto stress, ma anche ansia, irritabilità, senso di solitudine e depressione. Ad aggravare la situazione è la mancanza di tempo da dedicare a sé stessi, la perdita di relazioni sociali e la conseguente difficoltà nel riuscire a gestire le emozioni.

Proprio in tale contesto balzano all’occhio alcuni limiti della legge 104, come ad esempio la mancanza di una normativa che tuteli le condizioni psico – fisiche dei caregiver. I soggetti alle prese con uno stato di burnout, infatti, possono far valere i propri diritti solamente se lo stato di stress causa una vera e propria patologia.

Lo stress, però, non è misurabile e viene preso in seria considerazione solamente quando comporta lo sviluppo di una malattia. Ma non solo, un altro limite è dato dal vincolo della convivenza del caregiver con il familiare che necessita di assistenza. Quest’ultimo taglia fuori tutti coloro che assistono una persona loro cara, pur non abitando nella stessa casa o non avendo alcun rapporto di parentela.

Da qui nasce la necessità di interventi ad hoc, volti ad offrire un effettivo aiuto ai soggetti non autosufficienti e anche a chi si prende cura di loro.

Una legge inclusiva dei bisogni dei caregiver

Come richiesto da Cittadinanzattiva e Carer con il Manifesto-Appello presentato lo scorso ottobre presso la Camera dei Deputati, è necessaria:

“Una legge inclusiva e di equità sociale che garantisca diritti e tutele al caregiver familiare, rispettando quattro criteri: una definizione ampia della figura, che riconosca diritti e tutele anche se il caregiver non convive o non è un familiare della persona assistita; che lo coinvolga attivamente nella stesura del cosiddetto Progetto di vita o Progetto Assistenziale Individualizzato della persona assistita (normative regionali e Art. 39 Dlgs 29/24) e sia espressione anche dei suoi bisogni come caregiver; che preveda l’attivazione di tutele crescenti rapportate al carico assistenziale e agli impatti/bisogni del caregiver; che abbia risorse congrue per garantire una effettiva esigibilità delle tutele ed essere così una concreta base di partenza per il disegno e l’attuazione di servizi e sostegni dedicati a chi si prende cura”.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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