Il governo Meloni è da poco intervenuto per contrastare il caro bollette, stanziando 3 miliardi di euro quasi perfettamente ripartiti tra famiglie e imprese. Il tema è sensibilissimo, perché tocca le tasche di tutti gli italiani. La buona notizia è che forse ci sta pensando il mercato a dare una mano. Il caro energia continua a preoccupare l’Europa, ma nelle ultime settimane il quadro sembra evolvere verso un certo miglioramento.
Petrolio giù con negoziato di pace
Le quotazioni del petrolio (Brent) sono scese sotto i 70 dollari al barile e ai minimi dal settembre scorso. Era schizzato fino a circa 82,50 dollari solamente a febbraio.
Alcune novità stanno impattando i prezzi. L’OPEC+ ha deciso di accelerare il ritmo per l’aumento dell’offerta dopo anni di tagli. Sembra un modo per ingraziarsi l’amministrazione Trump, che in cambio sta concedendo un negoziato di pace alla Russia e un palcoscenico internazionale all’Arabia Saudita, due principali produttori del cartello allargato.
Nel frattempo, il cambio euro-dollaro ha ripreso quota. Era sprofondato a 1,03 alla fine di febbraio, mentre è arrivato a salire fin quasi a 1,09 e ancora oggi si aggira a quasi 1,08. Una moneta unica più forte ci consente di ridurre il caro energia, importando petrolio dall’estero a costi effettivi inferiori. Prendendo in considerazione tale dato, otteniamo che in questa prima parte del mese di marzo il Brent lo compriamo in media a 65 euro al barile. Nello stesso periodo dello scorso anno, il costo stava a 76 euro. Da allora, registra un crollo del 16-17%. Alla pompa il carburante inizia a costare qualche centesimo in meno, con la benzina ridiscesa sotto 1,80 euro al litro per la prima volta in 2 mesi.
Boom del gas problematico per l’inflazione
Ma il caro energia è alimentato ancora dal gas. Alla Borsa di Amsterdam oggi scambia in area 42,25 euro per Mega-wattora contro i meno dei 25 di un anno fa. Un boom di quasi il 75% che continua a pesare sui conti delle famiglie e delle imprese produttrici. Anche in questo caso, tuttavia, siamo già a -26% dal picco di poche settimane fa, quando i prezzi si portarono sopra i 58 euro. Il crollo è stato provocato dalle notizie sull’apertura del negoziato di pace sull’Ucraina tra Stati Uniti e Russia. Il mercato sconta una distensione tra Mosca e Occidente per il prossimo futuro, sebbene le sanzioni del secondo restino ai massimi livelli e di recente sono state persino potenziate.
A febbraio l’inflazione nell’Eurozona è scesa al 2,4%, restando ben sopra il target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE). In Italia, è risalita all’1,7%. Proprio il caro energia ha accelerato la corsa dei prezzi al consumo nel nostro Paese negli ultimi mesi. Fino all’autunno scorso, infatti, questi erano saliti a ritmi spesso inferiori all’1%.
Caro energia decisivo sui tassi BCE
Il calo dell’inflazione farebbe bene all’economia, perché farebbe venire meno una delle principali fonti di ansia per i consumatori e ridurrebbe la perdita del loro potere di acquisto.
Allo stesso tempo, favorirebbe la prosecuzione del taglio dei tassi di interesse, che già per il board di aprile della BCE è in forse. E tassi più bassi a loro volta possono stimolare la domanda interna (consumi e investimenti), nonché ridurre i costi di emissione per il debito, accelerando la discesa del deficit fiscale e/o i margini di sostegno alla crescita a disposizione del governo. Solo nelle prossime settimane verificheremo se il caro energia si stia effettivamente sgonfiando o se i miglioramenti sul fronte del greggio verranno più che compensati dai peggioramenti tendenziali sul mercato del gas.