Una soluzione per “allungare le scadenze di chi ha un mutuo a tasso variabile”. Parola del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il quale, alcuni giorni fa, ha puntato il dito contro “le scelte della Bce” rispetto all’aumento dei tassi e, di conseguenza, delle rate dei mutui per i contribuenti.
Ma non solo. Sul tema dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, il leader della Lega aveva manifestato l’auspicio che le banche italiane “allungassero per famiglie e imprese i tempi di pagamento“.
Tassi in crescita e sospensione rate
Non è un mistero che coloro che sono riusciti ad attivare un prestito prima del periodo pandemico optando per il tasso variabile, si siano trovati ad affrontare il peggior periodo di rincaro sulle quote dei mutui. Una variabile che ha finito per gravare in modo netto sui risparmi dei titolari dei prestiti. Molti dei quali, costretti a rinunciare a qualche saldo accumulando una sensibile quota di arretrati.
Qualcuno ha potuto beneficiare del periodo di sospensione. E questo anche sulla proroga della legge 197 del 29 dicembre 2022, che ha esteso fino al 31 dicembre 2023 la possibilità di interrompere i pagamenti. Una chance concessa anche a determinate categorie, quali autonomi, liberi professionisti e cooperative edilizie. Un’opportunità abbastanza importante, anche nel meccanismo: la richiesta può essere inoltrata senza necessità di Isee e per mutui fino a 400 mila euro.
Caro mutui, contraenti in crisi: a quanto ammonta il debito delle rate non pagate
Le difficoltà incontrate dagli italiani sono state palesate anche dalla Banca d’Italia, nell’analisi sui crediti deteriorati riconducibili ai nuclei familiari realizzata della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) utilizzando proprio i dati di Palazzo Koch. Il sindacato ha infatti elaborato la sua verifica stilando il dossier “Italia in difficoltà”. Un titolo emblematico per lasciar intendere sia l’obiettivo della ricerca che l’evidenza dei fatti. Il problema, infatti, è che i nuclei familiari sui quali grava la presenza di un mutuo per prima casa e il peso dell’inflazione, sono sempre più in ritardo coi pagamenti delle rate relative ai prestiti bancari.
Al momento, si parla di almeno un milione di famiglie, per un valore pari a 14,9 miliardi di euro in rate non pagate. E non solo in relazione ai mutui ma anche ad altre norme di prestito bancario. La convergenza di fattori è abbastanza evidente. Il rincaro dei beni di prima necessità, unito alla ridotta capacità di spesa degli italiani, ha avuto come effetto rilesso l’impossibilità di far fronte a tutte le scadenze. Incluse quelle fiscali.
Rischio indebitamento a lungo termine
Ma se per i debiti nei confronti dell’erario agiscono paracadute studiati appositamente per ridurre il peso fiscale sulle spalle dei contribuenti, per i prestiti attivati con banche e finanziarie gli appigli sono abbastanza limitati. Anche perché, come emerso dal report di Fabi, l’aumento del costo del denaro, unito all’incremento progressivo dei tassi (da qui a chissà quando), ha ridotto sensibilmente il reddito a disposizione delle famiglie. In sostanza, non solo i mutui ma anche le altre incombenze rischiano di finire nel mucchio delle scadenze inevase.