Il caro petrolio riduce il taglio delle accise di un terzo, ecco perché la benzina può salire a 2,50 euro al litro

Il taglio delle accise ha dato sollievo agli automobilisti, ma durerà poco. E gli effetti iniziano a sgonfiarsi con i rincari del petrolio
3 anni fa
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Effetti del taglio delle accise in calo

Il taglio delle accise ha dato parziale sollievo agli automobilisti. Il prezzo di benzina e diesel è stato tagliato dalle compagnie di una trentina di centesimi di euro al litro. In effetti, il governo ha ridotto le accise di 25 centesimi per entrambi i tipi di carburante e per la durata di 30 giorni a partire dallo scorso martedì. Considerata anche l’IVA, lo sgravio è stato pari a 30,5 centesimi. Tuttavia, già dopo 1-2 giorni dall’entrata in vigore del decreto Energia, i cartelli dei distributori hanno iniziato a segnalare prezzi in aumento.

Incredibilmente, questi si sono portati sulla soglia di 1,90 euro al litro, sgonfiando gli effetti positivi della manovra del governo.

Negli ultimi giorni, infatti, il prezzo del petrolio è tornato a salire. Giovedì, superava la soglia di 120 dollari per un barile di Brent. Nel frattempo, il cambio euro-dollaro scendeva sotto 1,10. Quando il decreto Energia fu varato nel corso della settimana precedente, un barile si acquistava a meno di 110 dollari e il cambio euro-dollaro era risalito sopra 1,10. Pertanto, il costo della materia prima era di 98 euro al barile o circa 61,63 centesimi al litro. Già nella giornata di giovedì sfiorava i 110 euro, pari a 69,16 centesimi al litro.

Taglio delle accise parzialmente neutralizzato

In altre parole, il rincaro è stato pari a 7,5 centesimi al litro. Includendovi l’IVA, parliamo di oltre 9 centesimi, corrispondenti al 30% del taglio delle accise. Gli effetti della manovra del governo sono stati parzialmente neutralizzati dal mercato. Il peggio arriverebbe nel caso in cui il petrolio continuasse a rincarare e il cambio euro-dollaro a deprezzarsi. Affinché i 30,5 centesimi di minori imposte temporanee siano del tutto compensati dai rialzi, sarebbe necessario che il costo di un barile salisse di circa 40 euro rispetto ai 98 euro vigenti al varo del decreto. In altre parole, un barile dovrebbe portarsi a ridosso dei 140 euro o, al cambio attuale, sopra 150 dollari.

Purtroppo, per quanto i prezzi appaiano esagerati, lo scenario non risulterebbe remoto. Tra i trader c’è chi ritiene che il Brent salga proprio intorno ai 150 dollari al barile nei prossimi mesi, a causa dell’elevata domanda con l’arrivo dell’estate. Considerate che il taglio delle accise sarà attivo fino a gran parte del mese di aprile, dopodiché i prezzi schizzeranno. Se nel frattempo, il petrolio rincarasse, alla pompa ci ritroveremmo a fare i conti con anche 2,50 euro al litro. Oltre ai circa 30 centesimi di rialzo dovuto al ripristino delle accise, ci sarebbe pure la stangata di pari misura dovuta alle più alte quotazioni. Insomma, una catastrofe a cui il governo verosimilmente dovrebbe porre rimedio rinnovando il taglio delle accise. Ma tutto ciò sarebbe un salasso per i conti pubblici, già provati dalla pandemia. Se non in qualità di automobilisti, pagheremmo il conto tramite qualche altra imposta.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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