Carry trade, perché gli analisti lo considerano causa principale del lunedì nero delle borse

Il carry trade è considerata principale causa del crollo delle borse mondiali di lunedì. Ecco cos'è e perché può fare ancora male.
3 mesi fa
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Carry trade causa crisi dei mercati?

Il lunedì nero delle borse mondiali non sarà dimenticato con facilità. In pieno clima vacanziero è arrivata una bella botta dai mercati finanziari, che rischia di far rientrare qualcuno dalle ferie ben prima del previsto. Le cause di quanto accaduto sarebbero diverse e non tutte facili da individuare. Ma poiché il crollo è partito dalla Borsa di Tokyo, acquista sempre più credito che la causa scatenante sia legata al “carry trade”. Per essere più precisi, alla sua fine.

Cos’è il carry trade

Può essere che abbiate letto o sentito parlare più volte di questa espressione a molti oscura.

Sarà nostra cura spiegarvi in cosa consiste e cercare di capire cosa possa avere a che fare con la crisi delle borse. Per “carry trade” s’intende quel fenomeno per cui un investitore prende in prestito denaro su un mercato in cui i tassi di interesse sono bassi per impiegarlo dove i tassi sono più alti.

Rialzo dei tassi globale

Fino allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina i tassi di interesse erano a zero praticamente ovunque. Con l’esplosione dell’inflazione, le banche centrali dovettero porre fine alle politiche ultra-espansive degli anni precedenti. Iniziarono ad alzare i tassi e a ridurre fino ad azzerare gli acquisti dei bond. Il costo del denaro s’impennò ai massimi da inizio millennio. Ovunque, tranne che in Giappone. Qui, complice un’inflazione rimasta contenuta, la banca centrale ha tenuto i tassi negativi e continuato ad acquistare bond.

Capite bene che se gli Stati Uniti hanno tassi al 5,50%, l’Eurozona al 4,50% e il Giappone al -0,10%, prendere un prestito conviene proprio nel Sol Levante. Ed è stato così che gli investitori di tutto il mondo, nipponici stessi, si sono finanziati in yen per acquistare asset all’estero sia sul mercato a reddito fisso (bond) che su quello azionario.

Flussi di denaro a bassissimo costo sono serviti per finanziare l’acquisto di azioni tech a Wall Street, ma anche di Treasuries, Bund, Oat, BTp, Gilt, ecc. In pratica, il mercato ha fatto affari d’oro impiegando liquidità a costo quasi nullo nell’acquisto di asset diventati molto redditizi.

Uscita dai tassi negativi in Giappone

Tutto questo meccanismo del “carry trade” ha retto fino a qualche mese fa. A marzo, la Banca del Giappone ha dovuto porre fine ai tassi negativi. Ha alzato il costo del denaro allo 0,10%. Pochissimo per i nostri standard, ma quello fu già un primissimo segnale di inversione di rotta. Pochi giorni fa, la sorpresa estiva: tassi alzati ancora allo 0,25%. Perché? L’inflazione resta sopra il 2%, target fissato dall’istituto, e lo yen era sceso fin troppo contro il dollaro. Addirittura, il cambio si era portato ai minimi da fine anni Ottanta, rendendo necessario l’intervento della banca centrale sul mercato forex.

Grazie a queste mosse, lo yen ha recuperato in pochissime settimane l’11,50% contro il dollaro. Un fatto positivo per chi possiede asset in valuta nipponica, non di certo per chi possiede debiti in essa denominati. E tra questi vi sono proprio coloro che avevano sfruttato negli ultimi anni il “carry trade” per finanziarsi a basso costo. In pochissimo tempo, hanno assistito a un aumento dei tassi da un lato e dello yen dall’altro. Ad un certo punto, hanno temuto che, aspettando ancora di più per restituire i prestiti, avrebbero finito per subire una stangata ancora maggiore.

Carry trade ancora meno conveniente nel prossimo futuro

Cos’è successo, alla fine dei conti, lo scorso lunedì? Gli investitori hanno restituito parte dei finanziamenti in yen, tra l’altro cedendo gli asset che avevano acquistato con la liquidità ottenuta. Questo contrordine ha portato al crollo di azioni e “criptovalute”, mentre lo yen si è rafforzato ulteriormente.

E’ possibile che non sia finita qui. Tra Banca del Giappone che continuerà ad alzare i tassi e le altre principali banche centrali che li taglieranno, il “carry trade” diverrà ancora meno conveniente. Non solo si fermeranno gli afflussi dei capitali presso le borse occidentali, ma assisteremo verosimilmente a un deflusso di quelli già esistenti a favore di Tokyo. Anche per questo i finanzieri chiedono il taglio dei tassi alla Federal Reserve. Servirà creare liquidità in casa per rimpiazzare quella in fuga verso l’Asia.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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