L’Osservatorio SuperMoney, unico accreditato dall’Agcom per il confronto delle tariffe, ha divulgato alcuni dati interessanti, secondo i quali il 43,28% delle domande di carte di pagamento degli ultimi sei mesi in Italia ha riguardato carte revolving, il 35,84% le carte di credito a saldo e il restante 20,88% le carte prepagate.
Il boom delle carte revolving
Le carte revolving sono, quindi, sempre più diffuse. Alla fine del 2012 ammontavano a 3,5 milioni. E se per i primi tre mesi dell’anno, l’Osservatorio Assofin-Crif-Prometeia calcola un calo dei prestiti personali del 10,8%, quello riguardante le revolving e le carte multifunzione è di appena il 2,8%.
L’indebitamento medio mensile è di 683 euro, ma con punte di 788 euro nella fascia di età 18-25 anni, mentre la punta massima delle richieste (64% del totale) proviene da persone di età compresa tra i 25 e i 40 anni. Quindi, il target del cliente con carta revolving è l’italiano giovane, tendenzialmente spendaccione anche quando la crisi limita le sue disponibilità liquide. La regione dove si è registrata la maggiore spesa mensile è il Molise (1.127 euro), la più prudente il Friuli-Venezia-Giulia (424 euro).
Carte revolving: chi meno ha più spende
Il paradosso delle carte revolving è che sembra che a spendere siano chi meno ha. Perché il meccanismo di queste forme di indebitamento è subdolo, quanto pericoloso. Queste carte arrivano spesso direttamente a casa, quando oggigiorno è in molti casi impossibile ottenere un finanziamento personale presso una banca o un’agenzia di credito.
In pratica, l’emittente fornisce al cliente una linea di credito per una determinata somma e dietro minori garanzie di un prestito tradizionale. Il cliente può decidere quando pagare, non necessariamente, quindi, alla fine del mese, attraverso rate mensili fisse o variabili, comprensive di un tasso d’interesse alto, in quanto aggiuntivo al saggio mediamente praticato sui finanziamenti tradizionali. Il pagamento delle rate ricostituisce la linea di credito e, pertanto, il cliente potrà continuare a spendere e (forse, senza nemmeno capirlo bene) a indebitarsi.
E i tassi annui effettivi globali (taeg) medi rilevati dalla Banca d’Italia per il trimestre in corso (luglio-settembre 2013) sono del 17,2% per cifre fino a 5.000 euro e del 12,13% per importi superiori. Ciò significa che i tassi limite, oltre i quali scatta il reato di usura, possono arrivare fino a oltre il 25% nel primo caso e il 18% circa nel secondo. Un aggravio pesante, rispetto ai finanziamenti personali tradizionali, i cui taeg medi si aggirano nel range del 10-12%, con tassi limite non oltre il 19%.
Euroconsumatori calcola, ad esempio, che per una linea di credito di appena 2 mila euro e per utilizzi medi poco oltre i 12.800 euro in sei anni, il cliente arriva a pagare 17.200 euro, cioè circa 4.000 euro tra interessi e spese.
Dal canto suo, l’Abi non sottovaluta il problema, ma spiega che i costi alti dipendono dalle cifre mediamente modeste chieste dal cliente, su cui incidono maggiormente le spese fisse. Allo stesso tempo, però, si sottolinea come vi sia la necessità di una maggiore consapevolezza da parte dei richiedenti sui meccanismi delle revolving.
Il rischio, infatti, è che il cliente entri in un vortice del debito, continuando da un lato a spendere e dall’altro ad aggiungere debiti su debiti e interessi su interessi, finendo per strangolarsi da solo.