Ricevere una cartella esattoriale può essere un’esperienza stressante, ma è importante sapere che esistono strumenti legali per contestarla, nel caso in cui si ritenga che il debito richiesto non sia dovuto. Contestare una cartella esattoriale è un diritto del contribuente, che può seguire diverse strade per ottenere una revisione o un annullamento.
In questo articolo, esploreremo le principali opzioni per contestare una cartella esattoriale, come presentare una richiesta di riesame, richiedere la sospensione legale della riscossione e, se necessario, fare ricorso alla giustizia tributaria.
Richiesta di riesame: primo passo per contestare la cartella esattoriale
Se un contribuente ritiene che la richiesta di pagamento contenuta nella cartella esattoriale sia infondata, la prima azione da intraprendere è quella di rivolgersi all’Agenzia delle Entrate, l’ente che ha emesso il ruolo. Questo passaggio è fondamentale, poiché l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di riesaminare la cartella e, qualora rilevi errori o irregolarità, può annullarla in autotutela, parzialmente o completamente.
Il contribuente può presentare la richiesta di riesame sia di persona, presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, sia utilizzando il servizio online “Consegna documenti e istanze”, accessibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia. È importante sottolineare che la presentazione della richiesta di riesame non sospende automaticamente i termini per proporre un eventuale ricorso. Questo significa che, anche mentre si attende l’esito del riesame, il contribuente deve tenere conto delle scadenze legali per evitare che la situazione si aggravi. Il termine per il ricorso è, generalmente, di 60 giorni dalla notifica della cartelle.
Nel caso in cui l’Agenzia accolga la richiesta e decida di annullare la cartella, emetterà un provvedimento di sgravio, che comporta la cancellazione del debito. Se il contribuente ha già effettuato il pagamento, avrà diritto a un rimborso delle somme versate indebitamente, tramite l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Sospensione legale della riscossione: quando è possibile richiederla
In alcuni casi, invece di chiedere l’annullamento del debito direttamente all’Agenzia delle Entrate, è possibile richiedere la sospensione legale della cartella esattoriale.
- il contribuente ha già pagato prima che il ruolo venisse formato;
- l’ente creditore ha emesso un provvedimento di sgravio;
- si è verificata la prescrizione o decadenza del debito prima dell’esecuzione del ruolo;
- è stata emessa una sospensione amministrativa o giudiziale;
- una sentenza ha annullato, in tutto o in parte, il credito richiesto.
La richiesta di sospensione legale deve essere presentata, all’Agenzia Entrate Riscossione, entro 60 giorni dalla notifica della cartella. Una volta ricevuta la domanda, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione sospende temporaneamente le procedure di recupero del credito e trasmette la richiesta all’ente creditore per verifiche. Se l’ente non fornisce una risposta entro 220 giorni, il debito si annulla automaticamente.
Va precisato che, se i documenti presentati non sono sufficienti a dimostrare che il pagamento non è dovuto, l’ente creditore respingerà la richiesta e informerà l’Agenzia delle Entrate-Riscossione di riprendere le attività di recupero del credito.
Come richiedere la sospensione giudiziale o amministrativa
Un’altra opzione per il contribuente che ritiene infondata una cartella esattoriale è presentare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado entro 60 giorni dalla notifica. Durante questo periodo, se si teme che il pagamento possa causare danni economici rilevanti, è possibile richiedere la sospensione giudiziale del pagamento alla Corte stessa. Questa procedura consente di bloccare temporaneamente la riscossione fino a quando la Corte non emetterà una decisione definitiva.
In alternativa, il contribuente può anche richiedere la sospensione amministrativa direttamente all’Agenzia delle Entrate. In alcuni casi, le due sospensioni (giudiziale e amministrativa) possono essere richieste contemporaneamente, aumentando così le possibilità di ottenere una sospensione temporanea delle azioni esecutive.
Deve essere chiaro che, se il ricorso risulta respinto e il debito confermato, il contribuente sarà tenuto a pagare gli interessi maturati durante il periodo di sospensione.
Contestare cartella esattoriale derivante da controlli automatizzati
Nel caso in cui la cartella esattoriale sia stata emessa a seguito di un controllo automatizzato (ai sensi degli articoli 36-bis del DPR n. 600/1973 e 54-bis del DPR n. 633/1972), c.d. avviso bonario, è possibile contestare il debito attraverso canali specifici. In questo contesto, il contribuente può richiedere informazioni o presentare una domanda di riesame direttamente tramite il Call Center dell’Agenzia delle Entrate o utilizzando il servizio di assistenza telematica CIVIS, disponibile nell’area riservata del sito.
Questa procedura è particolarmente utile per risolvere rapidamente eventuali errori legati a discrepanze automatiche nei calcoli o nei dati, senza dover avviare un ricorso formale presso la Corte di Giustizia Tributaria.
Riassumendo…
- Il contribuente può chiedere il riesame della cartella esattoriale all’Agenzia delle Entrate.
- La sospensione legale è possibile in specifici casi previsti dalla legge n. 228/2012.
- La sospensione giudiziale può essere richiesta durante il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria.
- Controlli automatizzati possono essere contestati tramite il Call Center o servizio telematico CIVIS.
- Agire tempestivamente e correttamente è essenziale per evitare complicazioni con le cartelle esattoriali.