Cartelle esattoriali, dopo 5 anni non si pagano e per le nuove, 10 anni di rate, ma con ISEE o no?

Buone nuove per le cartelle esattoriali, il Decreto Riscossione pubblicato in Gazzetta produce i suoi effetti su azzeramento di alcune cartelle e rateizzazioni più lunghe.
3 mesi fa
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Cartelle esattoriali, cosa cambia da gennaio con discarico e nuova sanatoria?
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Cosa interessa molto la collettività e cosa toglie il sonno ai contribuenti? Senza dubbio le cartelle esattoriali sono l’argomento che risponde alle due domande prima esposte. Perché avere a che fare con le cartelle esattoriali non è una cosa buona e soprattutto non è una cosa che può essere sottovalutata con superficialità. Parliamo di un titolo esecutivo che dà diritto all’erario di mettere le mani sui conti correnti, sugli stipendi e su alcune proprietà dei contribuenti. Parliamo però di una materia che è oggetto di non poche novità, soprattutto per via del nuovo Decreto Riscossione che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 agosto.

Cartelle esattoriali, dopo 5 anni non si pagano e per le nuove, 10 anni di rate, ma con ISEE o no?

Un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale è un decreto effettivo ed in vigore. Quindi, il decreto legislativo numero 110 del 2024, cioè il cosiddetto Decreto Riscossione può dirsi in pieno funzionamento. E per le cartelle esattoriali due sono le novità più interessanti. E di cui abbiamo parlato sempre durante la fase di lavorazione dell’atto. Una cartella esattoriale se non saldata per tempo può produrre pignoramenti di stipendi e conti correnti, oppure di pensioni o ancora di immobili e così via dicendo. Oppure può portare al fermo amministrativo delle auto, che così diventerebbe praticamente inutilizzabili dai proprietari. Ecco quindi che grazie alle novità del decreto prima citato, qualcosa di meglio si può fare rispetto al semplice pagamento delle cartelle che però non tutti possono permettersi. Soprattutto in soluzione unica.

Addio alle cartelle esattoriali più vecchie e addio debiti, ma dietro si nasconde una sorpresa

Nel decreto ormai in vigore, c’è quel riordino della riscossione che si è reso necessario per via dell elevatissimo numero di ruoli (come vengono chiamate le cartelle in gergo tecnico), che l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha da incassare.

Molti dei quali, soprattutto quelli diventati ruolo fino al 2015 per un valore che supera il miliardo e duecento milioni, molti dei quali non più incassabili. Ecco quindi che nel decreto si provvede a dare facoltà all’Agenzia delle Entrate Riscossione di azzerare le cartelle per le quali i tentativi di incasso sono ormai vecchi di 5 anni. Per le cartelle che da 5 anni non vengono riscosse nonostante i tentativi, ecco che l’Agenzia delle Entrate Riscossione può decidere di cancellarti da quell’elenco delle cartelle a carico di un contribuente che si chiama estratto di suolo. Attenzione però. Perché le cartelle cancellate dagli estratti di ruolo non significa tabula rasa dei debiti di un contribuente.

La palla passa di nuovo all’ente da cui la cartella esattoriale nasce

 

Infatti la cartella verrà azzerata, ma il debito tornerà in mano agli enti da cui esso scaturiva. E sarà l’ente a decidere il da farsi. Perché potrà decidere di tornare a cercare di incassare il credito. E seguendo tre vie diverse. Potrà infatti provvedere autonomamente. In questo caso al contribuente potrà arrivare una notifica di pagamento da parte del Comune nel caso di debito relativo a IMU, TASI e così via dicendo. oppure dalla Regione per il bollo auto o dall’Agenzia delle Entrate ordinaria per IRPEF, IMU e così via dicendo. Oppure potrà scegliere la via della riscossione privata, tramite agenzie riconosciute o tramite il ritorno alla riscossione di Agenzia delle Entrate Riscossione.

Rate più lunghe per chi deve rientrare dei debiti

Per i contribuenti in difficoltà economica per le cartelle che non finiscono nel cestino perché vecchie di 5 anni, ecco l’altra grande novità. Infatti dal 2025 ci sarà la possibilità di chiedere la rateizzazione maxi delle cartelle esattoriali. Oggi si possono avere massimo 72 rate mensili o 120 rate ma solo di fronte a gravissime problematiche economiche del contribuente.

Problematiche che devono essere acclarate e soprattutto documentate, magari usando l’ISEE per esempio. Nel 2025 e per il biennio 2025-2026 ecco che le rate ordinarie saliranno da 72 a 84. Poi nel 2027 e per il biennio 2027-2028 si passerà a 96 rate. Nel biennio ancora successivo si salirà a 108 rate e dal 2031 ecco 120 rate per tutti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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