Annullamento, ricorso e sospensione della cartella esattoriale sono strumenti validi e alternativi ai tanto agognati e richiesti piani di rateizzazione ordinari o rottamazione delle cartelle. Perché se è vero che le sanatorie aiutano e se è vero che nel 2025 sarà più facile arrivare a piani di rateizzazione lunghi, restano comunque possibili i vari strumenti a disposizione dei contribuenti indebitati per mettersi in regola. E adesso vedremo come e quando usarli.
Cartelle esattoriali, non solo rottamazione e rate, ci sono altre soluzioni da usare
La rottamazione delle cartelle è una soluzione utile per fare pace con l’Agenzia delle Entrate Riscossione per chi ha cartelle pendenti.
E sempre con un pagamento rateale, seppur più lungo, i contribuenti indebitati possono spalmare fino a 84 rate mensili nel 2025 quanto devono all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Tuttavia, se gli interessati ritengono che la richiesta di pagamento del concessionario sia infondata, possono presentare un’istanza di annullamento totale o parziale del debito, con quello che si chiama autotutela.
Annullamento totale o parziale del debito in autotutela
Direttamente presso gli sportelli dell’ente da cui il debito ha origine, via posta raccomandata, PEC. Oppure utilizzando l’area dedicata del sito dell’Agenzia delle Entrate denominata “Consegna documenti e istanze”, è possibile chiedere il riesame della posizione debitoria. Va detto, tuttavia, che ciò non serve a bloccare i termini per un eventuale ricorso. Né ferma i termini da cui scaturiscono le procedure di esecuzione forzata.
Se le istanze mosse dal contribuente sono ritenute valide dall’ente che ha ricevuto la richiesta, quest’ultimo può emettere il provvedimento di sgravio. E con conseguente cancellazione del debito e segnalazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione di annullamento del ruolo.
Se invece il contribuente non si rivolge all’Agenzia delle Entrate ma all’Agenzia delle Entrate Riscossione, può chiedere i benefici della legge numero 228 del 2012. Ovvero la Sospensione legale della riscossione. In tal caso, è il concessionario a comunicare all’ente da cui il debito parte la richiesta dell’interessato. E quest’ultimo non deve far altro che attendere l’esito delle verifiche dell’ente creditore.
La domanda di sospensione legale della riscossione deve essere inviata entro 60 giorni dalla data in cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha notificato la cartella esattoriale. Da quel momento partono i conteggi sui 220 giorni di tempo in cui la procedura deve concludersi. Una volta decorso tale termine, senza risposta da parte dell’ente o dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, il debito viene automaticamente annullato.
Cartelle esattoriali, come fare ricorso e chiedere la sospensione giudiziale
Il contribuente che ritenga infondata la richiesta può anche decidere di presentare direttamente ricorso contro la cartella esattoriale. L’autorità competente può essere la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado. Anche in questo caso, il termine per l’operazione è 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale.
Attenzione però: se il ricorso va male, il contribuente rischia un esborso maggiore. Poiché su di lui graveranno gli interessi maturati durante il periodo di sospensione del pagamento, prima che la Corte di Giustizia Tributaria si pronunci.