Il parlamento sta discutendo la possibilità di tassare le cassette di sicurezza. L’emendamento firmato Lega è al vaglio della commissione bilancio del Senato che sta valutando l’impatto costi/benefici sulle finanze pubbliche. Per un risparmiatore che possiede una cassetta di sicurezza, si tratterebbe di un altro salasso fiscale che andrebbe ad aggiungersi ad altre tasse sul risparmio di cui il nostro Paese è infestato. Ma per un evasore sarebbe l’ennesimo condono fiscale.
La tassa sulle cassette di sicurezza
La misura di tassare le cassette di sicurezza (si parla del 15% del valore contenuto in essa) avrebbe il duplice scopo di far emergere denaro nascosto e che quindi può essere rimesso in circolo negli ordinari circuiti bancari (scudo fiscale) e di combattere i traffici illeciti legati ad esso.
Imposta del 15% sul denaro nascosto
Ecco allora che molti risparmiatori preoccupati si stano attrezzando per difendersi. A parte che non è ancora chiaro come verrà applicata la tassa, ma è lecito pensare che l’imposta una tantum (15%?) sarà applicata sul contenuto della cassetta di sicurezza, non sul fatto che se ne possieda una. Nelle cassette di sicurezza generalmente sono custoditi valori, ma anche documenti o oggetti che non hanno un valore intrinseco di per sé. Così come potrebbero esserci dei gioielli piuttosto che lingotti d’oro. Quindi starà in capo al proprietario della cassetta dichiararne il contenuto in denaro qualora volesse far emergere il contante nascosto. Diversamente, in mancanza di “autodenuncia”, non si capisce come il fisco possa venire a sapere del contenuto della cassetta di sicurezza.
Le alternative alla cassetta di sicurezza
In ogni caso, per fugare ogni dubbio, si dovrebbe svuotare la cassetta di sicurezza, chiudere il rapporto con la banca e nascondere tutto il contenuto in casa propria in una cassaforte o sotto il materasso.