La secessione della Catalogna resterà un sogno
Prendiamo il Regno Unito, che da un anno si dilania al suo interno sul modo migliore per attuare la Brexit. Eppure, si tratta di uno stato sovrano, che avrebbe molta più facilità nel sostituire gli accordi commerciali con il resto del mondo con altri identici o simili, semplicemente rinegoziandoli. Nel caso della Catalogna sarebbe molto più difficile, perché la secessione avverrebbe in contrasto con la Spagna. Chiunque all’estero accettasse di concedere a Barcellona simili condizioni commerciali se la vedrebbe non solo con Madrid, ma anche con Bruxelles.
Commentando il referendum di domenica scorsa, vi chiarivamo come l’euro e la UE avrebbero incentivato gli spiriti indipendentisti, perché oggi come oggi separarsi dal resto dello stato di appartenenza in Europa comporta un costo enormemente più basso di un tempo. In teoria, infatti, se la Catalogna riuscisse ad ottenere l’indipendenza dalla Spagna e allo stesso tempo rimanesse nella UE e nell’euro, non dovrebbe cambiare moneta, né rinegoziare alcun accordo commerciale o subirebbe alcuna modifica nelle relazioni economiche con il resto degli stati comunitari. La musica cambia, tuttavia, se tale automatismo salta, se la secessione comportasse l’addio anche alle istituzioni comunitarie. In quel caso, altro che costi minimi, sarebbe un disastro. Ed è esattamente quello che Bruxelles ha fatto recapitare a Barcellona, ragione per cui l’indipendenza della Catalogna non ci sarà, che Puigdemont la proclami o meno. Ci saranno solo mesi di tensione e, c’è da scommetterci, i catalani saranno tra i nuovi euro-scettici. (Leggi anche: Catalogna indipendente non ci sarà, caos in Spagna sì)