Il 17 febbraio scorso la Banca Centrale della Tunisia ha ripagato il bond da 850 milioni di euro con maxi-cedola del 5,625%. L’appuntamento era stato temuto per mesi, a causa dell’esiguità delle riserve valutarie del paese nordafricano. Il default è stato evitato e gli analisti si mostrano relativamente ottimisti per il breve termine. Il presidente Kais Saied, in cerca di un secondo mandato proprio quest’anno, non vuole sentirne di accettare le condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) per sborsare gli 1,9 miliardi di dollari stanziati a fine 2022.
Rally oltre le attese
La prossima scadenza sui mercati internazionali per la Tunisia è il bond in dollari Usa del 30 gennaio 2025 e cedola 5,75% (ISIN: XS1175223699). Ad una quotazione di circa 94,50 centesimi, offre un rendimento lordo all’incirca del 13%. Nel luglio dello scorso anno, si acquistava per appena 53,60 centesimi. In otto mesi e mezzo, un boom superiore al 75%. Senza contare la cedola.
Per le altre scadenze i numeri non cambiano granché. Il bond della Tunisia in euro con data di rimborso fissata al 15 luglio 2026 e cedola 6,375% (ISIN: XS2023698553) è salito a 83,63 centesimi e rende attualmente quasi il 15,30%. Ai minimi di quasi un anno fa, stava a poco più di 47 centesimi. Anche in questo caso, una cavalcata di oltre il 75%. E la scadenza del 19 settembre 2027 denominata in dollari e con cedola dell’8,25% (ISIN: US066716AB78) quota a 83,50 centesimi per un rendimento lordo annuale di circa il 15%. Dai minimi del maggio scorso a 52 centesimi, un guadagno del 60%.
Bond Tunisia trainati dall’ottimismo
Tanto ottimismo appare giustificato? I rating restano profondamente “non investment grade”: CCC- per Fitch, Caa2 per Moody’s. Le riserve valutarie non decollano, a fronte di saldi correnti e commerciali negativi.