E’ una seduta complessivamente favorevole ai titoli di stato italiani. I rendimenti stanno scendendo lungo la curva, mentre i prezzi salgono. Pensate che il BTp a 10 anni perde lo 0,20% di rendimento, scendendo al 4,12% e segnando un rialzo di prezzo superiore all’1,50%. Ma stanno facendo eccezione i CcTeu, a parte quelli di più imminente scadenza. Ad esempio, nel primo pomeriggio odierno il CcTeu 15 ottobre 2028 (ISIN: IT0005534984) segna un calo dello 0,23% ad una quotazione di poco sopra i 99 centesimi. Per capire cosa succede, dobbiamo fare mente locale su cosa siano questi particolari titoli di stato.
Il CcTeu ottobre 2028 staccherà la prima cedola il prossimo 15 aprile. Su base annuale, essa sarà pari all’Euribor a 6 mesi più uno spread dello 0,80%. Sulla base di questi dati, otteniamo che oggi il titolo offre un rendimento annuale dell’1% al netto della componente tassi e del 3% includendo tale componente. Il BTp con cedola fissa di simile durata, invece, sempre oggi offre intorno al 3,70%. La differenza di circa il 2,70% equivale al tasso Euribor a 6 mesi medio atteso dal mercato da qui alla scadenza del bond, cioè all’ottobre 2028.
CcTeu penalizzati da attese su tassi Euribor
Dobbiamo considerare che l’Euribor a 6 mesi chiudeva venerdì scorso al 3,45%. Questo significa che il mercato sconterebbe un tasso medio inferiore di circa tre quarti di punto percentuale ad oggi. Ed è evidente che ciò sarebbe determinato dal fatto che le condizioni monetarie nell’Area Euro nel medio-lungo termine sono attese più espansive di quelle attuali. In sostanza, la Banca Centrale Europea (BCE) prima o poi tornerà a tagliare i tassi. Premesso tutto ciò, perché i CcTeu oggi non seguono il trend generale dei BTp? Risposta semplice: i tassi di mercato potrebbero accelerare la discesa nei prossimi trimestri e anni dopo che diverse banche americane sono fallite.
In altre parole, si starebbero riducendo le aspettative sull’Euribor. Ed ecco che i CcTeu rischiano di diventare meno remunerativi dei titoli con cedola fissa ai prezzi dati fino a qualche seduta fa. Per questa ragione il mercato pretende prezzi più bassi per comprare, così da colmare il gap che si avrebbe con i bond ordinari nel caso in cui i tassi d’interesse a medio termine diminuissero. Nulla di anomalo, insomma. Anzi, è la rappresentazione plastica di cosa stia accadendo sull’obbligazionario: chi investe, rifà i conti. E il “repricing” potrebbe riguardare prestissimo anche i BTp Italia, qualora assieme ai tassi dovessero “raffreddarsi” repentinamente anche le aspettative sull’inflazione.