E’ arrivato il primo “Yankee bond” di Cassa depositi e prestiti (CDP). L’emissione di questo venerdì ha visto la partecipazione di oltre 120 investitori istituzionali, di cui il 76% stranieri. Naturalmente, era rivolta perlopiù al mercato degli Stati Uniti, trattandosi di un bond denominato in dollari USA. E da qui è arrivato il 45% degli investitori complessivi. In tutto, l’importo offerto è stato di 1 miliardo e la domanda attirata si è attesta a 3,8 miliardi. L’operazione si è conclusa, quindi, con un buon successo. Se ne sono occupate in qualità di Joint Bookrunners BNP Paribas, Bank of America, Citi, Goldman Sachs, HSBC, IMI-Intesa Sanpaolo, JP Morgan.
Il bond CDP ha scadenza di tre anni e stacca una cedola annua lorda del 5,75%. E’ stato il primo ad essere denominato in dollari per l’ente controllato dal Tesoro. L’obiettivo è chiaro, cioè la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del capitale e l’apertura al ricco mercato americano. I rating attesi sono BBB per S&P e Fitch.
Bond CDP in dollari pone rischio di cambio
Ma la verità è che oggi come oggi indebitarsi in dollari può essere una scommessa vincente per un investitore europeo. Il cambio euro-dollaro è già risalito del 15% dai minimi toccati nel settembre scorso. Dovrebbe continuare ad apprezzarsi nei prossimi anni, man mano che la Banca Centrale Europea (BCE) alzerà i tassi d’interesse, ponendo fine alla elevata divergenza monetaria del decennio passato con la Federal Reserve. Tuttavia, questa prospettiva rappresenta un rischio per l’obbligazionista. Se il dollaro va giù contro l’euro, alla scadenza riceverà un capitale svalutato.
Ed è anche per questa ragione che la cedola fissata è stata alta. Il 5,75% per un bond a 3 anni è tanto persino alle attuali condizioni di mercato in Italia. Esso equivale a un premio nell’ordine dei 200 punti base o 2% rispetto al T-bond di pari durata degli Stati Uniti.
C’è da dire che tale premio dovrebbe allettare coloro che già avevano intenzione di buttarsi sul mercato dei bond in dollari. Effettivamente, il rischio di credito delle obbligazioni CDP è sostanzialmente uguale a quello dei BTp. CDP è un ente in mano al Tesoro, per cui mai e poi mai lo stato lo lascerebbe andare in default. Tant’è che sugli interessi maturati sui suoi bond l’obbligazionista sconta la stessa tassazione agevolata prevista per i titoli di stato al 12,50%.