Continuano ad essere numerosi i giovani in fuga dall’Italia per cercare lavoro all’estero.
Il rapporto Istat sulla redistribuzione dei redditi nel periodo 2014-2016 ha sottolineato il modo in cui anche la politica fiscale abbia influenzato questa tendenza. Da un lato è vero che l’indice di Gini, ovvero la variabile economica che misura la dispersione statistica dei redditi, è passato da 30,4 a 30,1 confermando, quindi, una maggiore compattezza dei valori e quindi riconoscendo qualche effetto positivo alle politiche fiscali messi in campo da Palazzo Chigi.
Il rapporto Istat conferma in questo senso il fallimento del bonus 80 euro che, nato con l’intento di favorire i redditi medio-bassi, paradossalmente avrebbe favorito soprattutto “famiglie con redditi medio alti”. Questo perché trattandosi di una detrazione, il bonus Renzi non include gli incapienti che sono esonerati dal pagamento dell’Irpef (aspetto più volte contestato). Al tempo stesso, invece, non mancano famiglie in cui più di un componente usufruisce del bonus Renzi.
Più efficace sembrerebbe essere, invece, nell’ottica di aumentare il potere di acquisto e quindi spingere gli acquisti a vantaggio di tutte le categorie sociali, l’estensione della quattordicesima per i pensionati (che si esplicherà ulteriormente dal primo luglio).
Ma chi non conta sul sostegno economico del nido familiare? Il rischio povertà per i giovani singoli e i nuclei mono genitoriali con figli minori supera il 30%. Questa categoria si conferma, quindi, come la meno tutelata dal welfare italiano. C’è da stupirsi se vanno all’estero a cercare lavoro? Dal 2008 al 2015 sono circa 509 mila i connazionali emigrati all’estero (cifra che, spiega l’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, schizza a 800 mila se si contano gli stranieri, soprattutto provenienti dai Paesi dell’Est che, nello stesso periodo di tempo, sono rimpatriati).
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