Dalle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate arriva la conferma che nella Certificazione Unica 2017 vanno inseriti anche i compensi dei contribuenti minimi e forfettari ovvero, più in generale, tutte le somme da titolari di partita IVA agevolata anche se esenti dal versamento della ritenuta d’acconto.
Per il Fisco l’inserimento nella Certificazione Unica 2017 serve come strumento di controllo fiscale. Tutti i dati relativi vanno inseriti nel quadro certificazione lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi della Certificazione Unica con l’indicazione delle provvigioni per agenti e rappresentanti e l’ammontare dei compensi corrisposti nel periodo di imposta 2016.
Nell’ipotesi in cui occorre applicare la ritenuta alla fonte a titolo di acconto sulle fatture ricevute i titolari di partita IVA nel regime dei minimi non dovranno applicare ritenuta sulle proprie fatture perché opereranno come sostituti di imposta. Basterà all’uopo indicare nel quadro RS il CF del professionista e l’ammontare lordo del compenso erogato.
L’unico motivo che giustifica quindi l’inserimento dei redditi minimi e forfettari nella Certificazione Unica 2017 è l’esigenza di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate che, in questo modo, può incrociare i dati tra le dichiarazioni del Modello Unico PF e quelle risultanti dalle Certificazioni Uniche. In caso di mancata corrispondenza degli importi scattano sanzioni.
Proroga scadenza Certificazione Unica 2017: ecco la nuova data