I fondi per il superbonus 100% sono terminati e le cessioni dei crediti sono ormai al palo da tempo. L’agevolazione edilizia, tanto cara ai 5 stelle, presto scomparirà del tutto, in favore di detrazioni molto più modeste. In particolare, per i condomini il Superbonus 110% è stato esteso fino al 2023. Dopo questa data, la percentuale di detrazione diminuirà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.
Per gli edifici unifamiliari e villette il beneficio in argomento è valido fino al 31 dicembre 2022, ma solo se il 30% dei lavori è stato realizzato entro il 30 settembre 2022.
Le cessioni dei crediti dei bonus edilizi sono bloccate ormai da tempo, in quanto gli istituti finanziari avrebbero già raggiunto la capienza fiscale massima. Il problema è che molte imprese avevano anticipato i costi degli interventi e rischiano di fallire pur avendo in pancia migliaia di crediti fiscali che, al momento, non possono liquidare.
È così, in senato, il governo ha proposto un emendamento al decreto Aiuti bis, nel tentativo di sbloccare questa situazione.
Superbonus 110% e il problema della cessione dei crediti d’imposta
In una situazione del genere, la scelta forse più facile sarebbe stata quella di rifinanziare e prorogare la misura, ma il governo si è sempre detto contrario al superbonus 110%, per diversi motivi.
Innanzitutto, c’è la questione della cessione del credito d’imposta. Per il Ministro dell’Economia e delle Finanza, Daniele Franco, questo strumento ha provocato “la più grande truffa che questa Repubblica abbia mai visto”, stimata in 4,4 miliardi di euro.
“Per il Superbonus, ha da poco dichiarato Mario Draghi, il problema sono i meccanismi di cessione. Chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento? Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti.
Ora bisogna riparare al malfatto e tirare fuori dai guai quelle migliaia di imprese”.
Oltre a questo, Draghi ha anche sottolineato che questo strumento ha “alterato la normale dinamica di mercato”. Il 10% in più rispetto al costo degli interventi edilizi ha “gonfiato i prezzi dei materiali”. Come se non bastasse, si tratta di una misura davvero costosa, che ha prodotto un “aggravio per il bilancio pubblico”.
Cosa prevede l’emendamento?
Come già detto in apertura, il governo avrebbe proposto un emendamento al decreto Aiuti bis, per tentare di sbloccare la situazione della cessione del credito.
In sostanza, si vorrebbe introdurre una piccola ma significativa modifica alla normativa vigente, in modo da rendere più snello e celere il meccanismo di cessione del credito.
L’emendamento in questione prevede di delimitare la responsabilità dei crediti soltanto a chi non ha operato con diligenza. In sostanza, la stessa potrà essere attribuita soltanto a chi ha agito con dolo o colpa grave, con pene piuttosto severe.
Lo sblocco dei crediti relativo al superbonus 110% vale ben 10 miliardi di lavori e salverà circa 30 mila aziende i cui crediti erano rimanti bloccati.
La proposta è stata anticipata in questi giorni dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, ma perché vada in porto servirà la mediazione con il Movimento 5 Stelle.
Movimento 5 stelle che, lo ricordiamo, è stato il padre di questa misura e che, tutt’oggi, costituisce uno suoi dei cavalli di battaglia (assieme al reddito di cittadinanza). Senza contare che anche a causa dei diverbi sul superbonus, il partito guidato da Giuseppe Conte ha deciso di staccare la spina al governo Draghi.
C’è anche un problema di rincari, l’inflazione sta strangolando migliaia di imprese
Oltre allo sblocco dei crediti d’imposta, c’è un altro grande problema. Si tratta dell’impennata dei prezzi dei materiali (e non solo) che si sta verificando in questo periodo.
Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, intervistata di recente da “Il Messaggero”, ha di chiarito di essere favorevole a questa nuova misura. Purtroppo, però, il problema dell’inflazione va affrontato in tempi celeri. I rincari dei materiali stanno strangolando tutti gli operatori del settore.
Secondo le stime di Prometeia, l’acciaio impiegato nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il pvc del 43% e il bitume del 49% e così via. Una situazione davvero al limite, che rischia di mandare in bancarotta miglia di piccole imprese.