Cala il sipario sullo sconto in fattura e la cessione del credito. Si sgretola, come il più classico dei castelli di sabbia, l’intero impianto legislativo creato fino ad oggi per questi due strumenti alternativi alla detrazione fiscale nel campo dei bonus edilizi.
Un colpo basso per le imprese e l’intero comparto edilizio. Un fulmine a ciel sereno per i proprietari di casa che avevano programmato lavori sui propri edifici.
Lasciateci passare un’espressione colorita e puramente in lingua “napoletana” per rendere meglio l’idea.
“Cos e pazz in questo manicomio”.
C’era da trovare una soluzione per sbloccare la cessione del credito e la soluzione è arrivata. Una soluzione drastica che non è che risolve un problema ma lo evita.
Il provvedimento si è reso necessario per porre fine alle politiche scellerate fatte dalle legislature precedenti.
Questa la giustificazione dell’attuale Governo.
Sconto in fattura e cessione del credito, la decisione del governo
Nella serata di ieri, 16 febbraio 2023, il Consiglio dei Ministri ha deciso di celebrare il funerale dei bonus casa. Con un decreto approvato è stabilito che
Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.
Eh si! Leggiamo proprio bene. Niente più possibilità di fare lo sconto in fattura o la cessione del credito per il superbonus, bonus ristrutturazione, ecobonus, ecc. Ma solo possibilità di detrazione fiscale in dichiarazione redditi da spalmare in più anni.
E poi tutta quella corsa alla presentazione della CILAS entro il 31 dicembre 2022 (o 25 novembre 2022) e a fare delibere condominiali entro il 18 novembre 2022 (o entro il 18 novembre 2022).
Ne è valsa la pena?
Almeno questo sembra di si. Il decreto salva almeno questi contribuenti.
Le pubbliche amministrazioni non possono acquistare crediti
Come si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri stesso, con il decreto del 16 febbraio 2023, si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di sconto e cessione crediti relativi a:
- spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
- spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
C’è di più.
Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento. In altre parole le pubbliche amministrazioni non potranno acquistare crediti derivanti da operazioni di sconto o cessione.
Proprio adesso che anche le Regioni stanno acquistando crediti.
A ogni modo, per conoscere il dettaglio del provvedimento occorre riferirsi al testo del decreto n. 11 del 16 febbraio 2023 già pubblicato in tempi record in Gazzetta Ufficiale. Bisogna però anche aspettare ciò che verrà fuori dall’incontro tra il Governo e le associazioni di rappresentanza delle categorie maggiormente interessate dalle disposizioni in esame. L’incontro ci sarà il prossimo 20 febbraio.