Se non ci pensa lo Stato, intervengono Comuni, Province e Regioni a sbloccare il mercato dei crediti edilizi. Una soluzione che in pochi si aspettavano, gli enti locali stanno entrando a pieno titolo nel mercato dei crediti edilizi, acquistando bonus legati a lavori effettuati sul proprio territorio. L’obiettivo è quello di garantire ai propri cittadini di continuare a beneficiare delle varie detrazioni edilizie attraverso il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito.
Il mercato è fermo da un pò e neanche le ultime novità previste con il DL 176/2022, decreto Aiuti-quater, sembrano funzionare.
La situazione nel complesso è molto complicata.
La cessione del credito 2023. Comuni e altri enti locali entrano nel mercato
La possibilità di cessione del credito o sconto in fattura è ammessa per legge dall’art.121 del DL 34/2020. Tuttavia, gli interventi normativi che sono stati adottati soprattutto dal Governo Draghi, hanno creato tantissima confusione tra i contribuenti; dapprima è stata data la massima responsabilità ai cessionari, per poi successivamente limitarla solo al dolo o alla colpa grave.
Detto ciò, dopo circa due anni dalla piena operatività dello sconto in fattura e della cessione del credito, si è arrivati al blocco del mercato. In poche parole, c’è troppa offerta di crediti edilizi sul mercato e poca domanda. Le banche hanno il portafoglio crediti pieno e le imprese che hanno applicato lo sconto in fattura, non sanno come liberarsi dei crediti legati ai lavori effettuati. Di conseguenza, senza liquidità, è impossibile prendere nuovi lavori o completare quelli che si sono bloccati per eccessiva burocrazia nelle pratiche di cessione.
Il DL 176/2022, decreto Aiuti-quater, ha cercato di mettere una pezza alla situazione; ad esempio, tra i tre interventi di modifica, si segnala la possibilità di utilizzo del credito superbonus in F24 su un orizzonte temporale più lungo. Imprese, banche, contribuenti, ecc. possono suddividerlo in 10 quote annuali anziché 4 (o 5 in alcuni casi). In tal modo, l’impresa ha a disposizione più tempo per utilizzare il credito ai fini del pagamento di imposte e contributi previdenziali. Di norma, il residuo della quota annuale non può essere riportato agli anni successivi ma viene perso.
Cessione del credito 2023. La lista aggiornata delle Regioni che acquistano crediti
Arriviamo così alle novità delle ultime settimane.
Sempre più enti territoriali, Comuni, Province e Regioni stanno acquistando crediti edilizi con progetti ben definiti.
Di recente ad esempio, la regione Piemonte ha comunicato che procederà ad acquisire crediti per 50 milioni di euro l’anno. I crediti dovranno essere legati a lavori effettuati in Piemonte e non oggetto di contenzioso. L’acquisizione dei crediti avverrà per il tramite di Finpiemonte. In tal modo, la Regione pagherà imposte e contributi dovuti allo Stato per il personale alle proprie dipendenze.
Attenzione, nelle ultime settimane anche altre regioni hanno deciso di entrare nel mercato dei crediti edilizi.
In particolare, hanno deciso di acquistare crediti edilizi:
- Lazio;
- Puglia;
- Liguria;
- Veneto;
- Abruzzo;
- Umbria.
A queste si aggiunge anche la Sardegna che in realtà si era attivata già da diverse settimane.
Conclusioni
L’intervento degli enti territoriali potrebbe rappresentare una svolta per il mercato della cessione dei crediti edilizi 2023. Anche se c’è da dire che sarebbe necessario liberare anche la 2° cessione ossia renderla possibile verso qualunque soggetto privato o impresa che sia; senza subordinarla alla condizione che sia effettuata verso un soggetto qualificato ossia: banche e altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia.
Infatti, a oggi, solo la prima cessione è libera ossia può essere effettuata senza rispettare alcun vincolo anche verso chi, privato, impresa, professionista, non ha alcuna connessione con i lavori di cui al credito edilizio. La 2°, la 3° e la 4° cessione è ammessa solo nei confronti di banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia. Vedi articolo 106 e articolo 64, Dlgs n. 385/1993. O imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia (soggetti qualificati).
Le banche appena vengono in possesso del credito possono cederlo ai proprio correntisti quali imprese e professionisti.