Decreto edilizia e cessione del credito. Le Regioni costrette ad uscire dal mercato

Il Governo Meloni sferra un duro attacco a tutto il sistema dell'edilizia, i contribuenti avranno come unica chance la detrazione diretta in dichiarazione dei redditi
2 anni fa
2 minuti di lettura
La verità sul Superbonus 110% dopo lo stop a cessione credito e sconto in fattura, le cose che nessuno dice e cosa accade adesso.
© Licenza Creative Commons

Alla fine il giocattolo si è rotto. Le opzioni di cessioni del credito e di sconto in fattura che avrebbero dovuto permette ai contribuenti di ristrutturare la propria casa senza togliere un euro o quasi, sono state eliminate. Di conseguenza, l’unica alternativa che rimane ai contribuenti per usufruire delle detrazioni edilizie, è quella di pagare le spese e indicare la detrazione in dichiarazione dei redditi per quote annuali.

Le conseguenza di questa decisione, messa nero su bianco dal Consiglio dei Ministri con il nuovo Decreto Legge (D.L. 16 febbraio 2023, n. 11, già in Gazzetta Ufficiale, G.U. n. 40 del 16 febbraio 2023- recante Misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali), saranno devastanti.

Dire che si tratta di un vero e proprio agguato alle imprese e ai cittadini non è del tutto sbagliato. E’ vero che le imprese hanno approfittato dello sconto in fattura e della cessione del credito favorendo l’aumento del costo dei lavori (a monte però c’è un incremento del costo dei materiali), ma le soluzioni potevano, anzi dovevano essere diverse.

Il KO definitivo allo cessione del credito e allo sconto in fattura arriva anche con un altro divieto. Infatti, gli enti locali, Comuni, Regioni e province, non potranno più acquistare crediti edilizi.

Naturalmente il blocco riguarda i crediti già circolanti e quelli legati a lavori già iniziati. Posto che per i nuovi lavori, non ci sarà più né cessione né sconto in fattura.

Proprio ora che l’intervento degli enti locali sembrava potesse dare una forte ripresa al mercato della cessione del credito. Soprattutto le Regioni stavano diventando molto attive sul fronte acquisti.

La cessione del credito. Le precedenti vicende

Ricordare tutte le modifiche che sono state apportate al meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito, ex art.121 del DL 34/2020, è quasi impossibile.

Dapprima, si è partiti con cessione libere verso chiunque ossia senza vincoli soggettivi e nessuna regolamentazione della responsabilità di chi acquista il credito. Poi invece si è arrivati ad un’eccessiva regolamentazione; massima responsabilità dei cessionari, crediti associati ad appositi codici identificativi per favorire i controlli del Fisco, ecc.

In mezzo a questa massima confusione normativa, le banche e gli altri soggetti che potevano favorire la circolazione dei crediti, dando liquidità alle imprese, hanno detto basta.

Infatti, si è arrivati al blocco del mercato per eccesso di offerta di crediti rispetto alla domanda.

Cessione del credito e sconto in fattura. Il decreto contro l’edilizia dice stop anche alle Regioni

Venendo al blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura, si è trattato di un vero e proprio fulmine a ciel sereno; infatti, il mercato sembrava fosse in ripresa dopo che gli enti locali avevano deciso di entrare nel mercato, acquisendo crediti edilizi.

Come si legge nel comunicato stampa del Governo:

Il testo interviene, in particolare, per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e “superbonus 110%”, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.
L’oggetto dell’intervento non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico. Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.

La situazione è aggravata ancora di più dal blocco imposto a Comuni, province e Regioni di acquistare crediti.

Il blocco riguarda i crediti già circolanti e quelli  legati a lavori già iniziati. Posto che per i nuovi lavori, non ci sarà più né cessione né sconto in fattura.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Debito pubblico italiano dal '99 cresciuto il doppio del PIL
Articolo precedente

Il debito pubblico dal ’99 è cresciuto solo per gli interessi, senza l’euro Italia già in default

fondi pensione
Articolo seguente

Fondi pensione: aumentano gli iscritti, ma anche i perdenti della previdenza complementare