Chewing-gum in crisi, come minimo bisognerà spostarle di scaffale

Le vendite mondiali di gomme da masticare sono in calo costante negli ultimi anni. Diverse le possibili spiegazioni e qualcuna risulta devastante per questa industria da 19 miliardi di dollari.
5 anni fa
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Le chewing-gum non si masticano come un tempo. Le famose gomme da masticare, simbolo di quel “American way of life” che ha entusiasmato e ispirato miliardi di consumatori di tutto il mondo, si vendono sempre meno e nella loro patria il calo sfiora un quarto rispetto ai livelli del 2010. Ogni anno, globalmente ne vengono prodotte 100.000 tonnellate, circa 374 miliardi di pezzi e pari a 1 milione di metri cubi atteso nell’arco del prossimo quinquennio. Sono 115 le società produttrici e di queste ben 41 nei soli USA, dove si fatturano oltre 4 dei 19 miliardi di dollari ogni anno.

Sulle ragioni del calo costante delle vendite non esiste una spiegazione unica e condivisa. La prima idea che verrebbe in mente riguarda la maggiore attenzione per la salute da parte dei consumatori. Masticare ha proprietà rilassanti e rinfrescanti, serve anche a digerire, ma non da oggi i medici mettono in guardia da un uso eccessivo di chewing-gum, i cui effetti negativi si farebbero sentire alla lunga (si pensi ai rischi di gastrite). Rispetto a un tempo, i genitori non paiono più così entusiasti nel comprare chewing-gum ai loro bambini, specie quelle con contenuto di zuccheri, e semmai il mercato richiede sempre più gomme salutari, come quelle che aiuterebbero il sonno, la concentrazione, naturalmente “sugar free”, etc.

Messe così, le cose non sarebbero facilmente risolvibili. Il problema per questa industria, però, rischia di essere più serio. Non è che per caso i consumatori abbiano trovato un qualche sostituto delle chewing-gum, magari che nemmeno si mastichi o mangi? Parliamo dei telefonini, ormai mini-computer che ci distraggono per ore e ore al giorno, rendendo meno necessario il ricorso a quei beni, come per l’appunto le chewing-gum, che un tempo si masticavano per rilassarsi e perdere un po’ di tempo, magari prima di un lavoro o di un esame. Insomma, mastichiamo un po’ meno e usiamo più il pollice.

Chewing-gum in crisi per colpa del telefonino

La minaccia arriva dallo smartphone

L’uso intensivo dello smartphone avrebbe conseguenze doppiamente negative sulle vendite di chewing-gum: non solo ne fa sentire meno l’esigenza, ma oltre tutto le rende meno “visibili” agli occhi del consumatore al supermercato, distraendolo nel momento in cui si appropinqua alla cassa per pagare il carrello della spesa. Già, perché le chewing-gum rientrano in quella categoria di cosiddetti acquisti impulsivi, collocati negli scaffali accanto alle casse. Perché? Per il semplice fatto di costare poco e di essere beni percepiti quasi del tutto non necessari e che si acquistano senza alcuna programmazione, per il semplice fatto di vederli pochi attimi prima di pagare.

In buona sostanza, le chewing-gum solitamente le compri se le vedi, altrimenti le compri raramente. E non solo lo smartphone distoglie lo sguardo dallo scaffale degli acquisti impulsivi. Oggi come oggi, una fetta crescente dei consumi avviene online, cioè ci si reca meno fisicamente al supermercato, perché specialmente nelle grandi città sta prendendo piede lo shopping su internet con tanto di consegne a domicilio. E per la natura delle chewing-gum, difficile che i consumatori le inseriranno nel carrello virtuale della spesa, per cui le loro vendite risultano minacciate “strutturalmente” da un cambio di abitudini dei consumatori.

Come reagire a questa crisi? Probabile che debba mutare non solo il tipo di messaggio pubblicitario da veicolare, bensì pure e, soprattutto, la collocazione sugli scaffali. Chissà che con coraggio, prima o poi le società produttrici pretenderanno che le confezioni di chewing-gum vengano riposte in un comparto apposito dello spazio dedicato agli alimentari, così che i consumatori le acquistino quando non siano ancora distratti dall’uso del telefonino in prossimità delle casse. E magari accanto ai prodotti bio, quelli che farebbero bene alla salute, almeno per le confezioni senza zuccheri e con proprietà volte a migliorare il benessere di chi le mastica.

L’industria dovrà inventarsi in fretta qualcosa, perché se passassero troppi anni all’insegna del declino, difficile recuperare quella fascia dei consumatori disabituata sin da piccola a masticare.

Attenzione a chi butta cicche e chewing-gum per terra

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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