Si dice che la pensione dei giovani lavoratori di oggi sarà da fame. Che il futuro è incerto e i giovani di oggi non avranno di che campare durante la vecchiaia. Ebbene non è affatto vero. Sono tutte fandonie messe in giro ad arte dai media per spaventare e costringere i lavoratori ad affidarsi indistintamente alla previdenza integrativa.
Le pensioni future, diverse da quelle attuali, non saranno affatto da fame. Il nostro sistema pensionistico, benché costellato da ingiustizie e iniquità che riguardano più che altro il passato è uno dei migliori al mondo.
Come saranno le pensioni future?
Ma torniamo al discorso delle pensioni. La domanda che si pongono i giovani lavoratori di oggi è: quando andrò in pensione e quanto prenderò in futuro? La preoccupazione è sapere, più che altro, se la rendita basterà per vivere e sostenere le innumerevoli spese della vecchiaia. Così come per i predecessori, l’incertezza regna sovrana, soprattutto se le norme in tema di pensioni continuano a cambiare.
Ma al di là di ogni congettura, sono sempre i conti che ci dicono come sarà il futuro. Benché non è possibile sapere come saranno le pensioni degli italiani fra 30-40 anni, quello che occorre sapere è che più contributi avranno versato i lavoratori, maggiore sarà la loro pensione. E viceversa, naturalmente. Il sistema di calcolo contributivo puro prevede infatti questo tipo di calcolo, al punto che già dal primo giorno di lavoro si potrà conoscere, più o meno, quanto spetterà di pensione al termine della carriera.
Al netto dell’inflazione si possono azzardare quindi delle simulazioni, così come prevedono i numerosi programmi che si trovano in rete. Nonché il simulatore gratuito Pensami dell’Inps che fornisce già oggi diversi scenari pensionistici per i lavoratori.
Un esempio di calcolo
E veniamo a una semplice simulazione di calcolo di pensione per un giovane che si accinge a iniziare la propria carriera come operaio specializzato. Supponiamo che percepisca uno stipendio lordo annuo medio di 30 mila euro e che lavori ininterrottamente per 40 anni. Supponiamo anche che il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia resti fermo a 67 anni. Quanto prenderà di pensione?
Al termine della propria carriera il lavoratore avrà accumulato un montante contributivo pari a circa 400 mila euro. Che a 67 anni di età offre una pensione pari a 22.900 euro all’anno. Una cifra che, rapportata ai 30.000 euro di retribuzione, rappresenta il 76,33% dello stipendio (tasso di sostituzione). Pertanto è una rendita ottimale che sgombra il campo a tutte quelle insinuazioni messe in giro ad arte dai media che parlano di pensioni da fame per i giovani di oggi.
Ovviamente la simulazione è fatta con i parametri di oggi, senza tener conto delle rivalutazioni, degli incrementi di retribuzione e di tante altre variabili che sicuramente cambieranno con gli anni. E non è detto che ciò avvenga in senso negativo. Perché una volta esaurite le pensioni retributive fra una decina di anni, anche la spesa pensionistica è destinata – secondo le previsioni Inps – a calare per lasciare spazio a misure (forse) più vantaggiose per i giovani di oggi.
La pensione di chi comincia a lavorare oggi
Ricapitolando, dall’esempio di cui sopra, si evince chiaramente come stanno realmente le cose e di quante menzogne racconta spesso la stampa non specializzata. Chiaramente il sistema di calcolo retributivo delle pensioni del passato non può essere oggetto di paragone con quello attualmente in vigore basato esclusivamente sui contributi versati.
Ma spesso torna utile per chi deve parlare male dell’Inps, del welfare e delle rendite pubbliche per incoraggiare a sottoscrivere forme di previdenza complementare e fondi pensione.