Dal 1 gennaio 2024 scatterà la nuova perequazione automatica per i pensionati italiani (pagamento il 1 marzo). Interessa oltre 16 milioni di beneficiari e circa 22,5 milioni di assegni che l’Inps paga ogni mese sui conti o in Posta. In buona sostanza gli importi aumenteranno del 5,4% su base annua, come stabilito dal governo con apposito decreto, per recuperare l’inflazione registrata nel 2023.
Si tratta di un dato provvisorio ma che sostanzialmente riguarda il grosso della perequazione automatica delle pensioni. La percentuale definitiva sarà calcolata la prossima primavera in base alle risultanze dell’Istat sulla variazione dei prezzi al consumo 2023.
La perequazione automatica non è uguale per tutti
La perequazione automatica è un meccanismo che permette l’adeguamento del potere di acquisto delle pensioni al costo della vita. Funziona per tutti allo stesso modo, ma dal 2023 e per un biennio, la legge di bilancio ne ha ridimensionato l’impatto sulle pensioni più alte, mentre ha introdotto un sistema premiante per quelle adeguate al trattamento minimo. Sicché, anche per il 2024 l’aumento non verrà applicato in modo uniforme a tutte le pensioni, ma varierà a seconda dell’importo della rendita stessa Ecco come avverranno le rivalutazioni delle pensioni nel 2024:
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
- 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
- 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
- 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
- 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
- 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo
I più penalizzati in base alla nuova perequazione automatica saranno i pensionati d’oro che percepiscono più di 5.600 euro al mese. Per costoro, il taglio della rivalutazione dell’assegno sarà incrementato rispetto allo scorso anno (era del 32%).
Favorite, al contrario, saranno le pensioni minime per le quali è previsto un bonus aggiuntivo una tantum per il 2024 del 2,7%.
Più penalizzati i vecchi pensionati rispetto ai nuovi
In questo contesto è bene precisare che non tutti i pensionati, anche nell’ambito delle sei fasce di perequazione automatica, godranno dello stesso trattamento. Chi è andato in pensione prima, rispetto a chi ci è andato nel 2023 pagherà un conto più salato. Ovviamente solo per coloro che percepiscono una rendita superiore a 4 volte il trattamento minimo (2.555 euro al mese).
Sono tuttavia circa la metà coloro che percepiscono pensioni superiori a tale soglia e, chi più e chi meno, pagheranno più degli altri il costo dell’inflazione dello scorso anno. I tagli agli assegni nel 2024 vanno, infatti, a sommarsi a quelli già operati nel 2023 e si trascineranno nel tempo. Le riduzioni previste dalle fasce di cui sopra producono effetti cumulativi negli anni.
Questo perché la base di partenza su cui vengono calcolati e applicati gli aumenti del 2024 è già stata ridimensionata rispetto a chi percepisce una pensione inferiore a 4 volte il minimo. Per tale motivo le perdite di chi è già in pensione, rispetto a che ci è andato nel corso del 2023 o ci andrà nel 2024, sono superiori.
Più precisamente, chi va in pensione nel 2024 non dovrà sottostare alla perequazione automatica che scatterà dal 1 gennaio essendo una rendita di nuova liquidazione e quindi già calcolata e rivalutata dall’Inps al momento della decorrenza. Dal 2025, poi, se il decalage delle rivalutazioni previsto dalla legge non dovesse più essere rinnovato, anche per effetto del calo dell’inflazione, sarebbe tutto a vantaggio degli ultimi rispetto ai primi.
Riassumendo…
- La perequazione automatica scatta dal 1 gennaio 2024 sulle pensioni già in pagamento.
- La rivalutazione degli assegni sarà del 5,4% su base annua, ma solo fino a 4 volte il trattamento minimo.
- Chi è già in pensione e percepisce importi medio alti pagherà di più rispetto a chi ci andrà nel 2024.