I lavoratori iscritti all’ordine devono restarci anche in pensione? Come cantano Fabio Rovazzi e Gianni Morandi con il brano Volare: “Facciamo presto, mi fa volare. Non è uno scherzo, mi fa volare. Mi hanno costretto, mi fa volare. Ma tutto questo mi fa volare”. La libertà è un diritto inviolabile di ogni cittadino. Ogni persona, infatti, ha il diritto di poter fare e dire solamente ciò che desidera. Il tutto, ovviamente, fermo restando il rispetto dei diritti e della libertà altrui.
Basti pensare ai vari adempimenti fiscali che ognuno di noi deve rispettare, onde evitare di incorrere in situazioni alquanto spiacevoli. Nessuno, in fin dei conti, è contento di sborsare dei soldi per pagare ad esempio le tasse. Quest’ultime però sono necessarie perché permettono allo Stato di ottenere i soldi necessari a finanziare i vari servizi pubblici. Tale discorso vale anche per i contributi che ogni lavoratore deve pagare per rimpinguare le casse degli istituti previdenziali e permettere a quest’ultimi di erogare le pensioni.
Chi è iscritto all’ordine è costretto a restarci anche in pensione?
Proprio soffermandosi sul tema delle pensioni sono tanti i dubbi che affliggono ogni lavoratore. Questo perché i requisiti anagrafici e contributivi sono stati oggetto nel corso degli anni di continui cambiamenti. Se tutto questo non bastasse sembra non essere finita qui. Infatti la Legge di Bilancio introdurrà importanti novità sulle pensioni e qualcos’altro potrebbe aggiungersi con gli emendamenti alla manovra. Anche una volta ottenuto l’accesso alle pensione, inoltre, non si possono sempre dormire sonni tranquilli. La maggior parte dei pensionati, purtroppo, percepisce un assegno dall’importo talmente basso da risultare inadeguato a pagare i vari beni e servizi attraverso cui soddisfare le necessità personali. Fortunatamente con l’arrivo del 2025 si dovrebbe assistere ad un leggero incremento dell’assegno pensionistico.
In attesa di scoprire quale sarà il futuro del sistema previdenziale del nostro Paese, ci sono altre questioni che affliggono la testa dei lavoratori. Ad esempio molti di coloro che sono iscritti ad un ordine si chiedono se, per percepire l’assegno, siano costretti a restarci anche una volta andati in pensione oppure possano cancellare la loro iscrizione. Ebbene, a fornire una risposta a tale quesito ci ha pensato di recente l’Enpam, ovvero l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri, che sul proprio sito ha spiegato come un lavoratore che:
“ha ottenuto la pensione dall’Enpam continuerà a riceverla in ogni caso, anche se deciderà di cancellarsi dall’Ordine dei medici”.
Il soggetto interessato, viene sottolineato, non smette di percepire il trattamento pensionistico né se decide di non lavorare più in qualità di libero professionista né quantomeno se decide di effettuare la cancellazione dall’Ordine. L’iscrizione è invece “necessaria” se si vuole continuare a “svolgere l’attività libero professionale, per la quale continua a versare i contributi previdenziali dovuti che le danno diritto a un supplemento sulla sua pensione”. In caso di dubbi, comunque, si consiglia di rivolgersi al proprio Ordine di riferimento per ottenere maggiori informazioni in merito, tenendo anche conto della propria condizione personale.